Una grande croce di legno in testa al corteo. Immagini sacre qua e là tra la folla, non numerosissima. E le continue invocazioni, ripetute al microfono, a Dio e alla Madonna affinché salvino tutti dalle tentazioni.
Giovedì sera, in pieno centro a Milano, una cinquantina di ultracattolici ha dato vita alla “processione di riparazione al gay pride di Milano”, in risposta al corteo dello scorso 24 giugno, quando decine di migliaia di persone erano scese in strada per chiedere “diritti senza confine”. I manifestanti, guidati da sei uomini in abiti talari – tra loro, hanno confermato gli organizzatori, un “sacerdote della Diocesi” – hanno “marciato” pregando contro il “cosiddetto orgoglio omosessuale”.
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“Ci siamo ritrovati – ha spiegato uno di loro al microfono, prima della partenza – perché lo scorso 24 giugno anche qui a Milano è sfilato l’orgoglio omosessuale, cosa che oggi molti considerano un diritto e in cui non vedono nulla di male. A noi invece non ha lasciato indifferenti perché sappiamo che, in realtà, eventi come questi rappresentano l’ostentazione e la nobilitazione di atti e comportamenti che costituiscono un grave peccato che umilia e degrada la creatura più bella di Dio, l’uomo, negando la bellezza dei sessi e cancellando la famiglia come comunione di differenze, immagine della Trinità, cioè dell’amore vero”.
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E ancora, sempre l’uomo al microfono, con la voce tesa e il volto serio: “Sappiamo inoltre che questi eventi promuovono una visione erronea del mondo che nuoce e ferisce tutti in modo ancora più grave. In questa visione l’uomo vorrebbe sostituirsi a Dio soggiogando lui e la sua intera creazione, rifiutando ogni ordine e usando in maniera distorta ogni cosa. Come se la creazione di Dio e la sua rivelazione – ha attaccato il presunto prete che ha guidato la preghiera – non fossero un sostegno dato da un padre che ci ama, ma fossero bensì una prigione da combattere e distruggere perché sia l’uomo a decidere di se stesso”.