A condannare l’episodio è stato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha espresso «solidarietà alla scuola e a chi è stato colpito da questi vigliacchi. Omofobia, violenza e razzismo non fanno parte dell’Italia che voglio e per cui lavoro».
Ieri, dopo i rilievi delle forze dell’ordine, i ragazzini, armati di scope, spugne e stracci, hanno aiutato a ripulire le pareti imbrattate con la vernice rossa usata per i corsi di pittura, e a rimettere ordine nei locali resi inagibili: sono pure stati ribaltati banchi e seggiole, danneggiati i mobili e i libri, i quaderni, i pennarelli e le matite e altro materiale didattico, sparsi ovunque sul pavimento.
In queste ore una decina di bambini si sono messi al lavoro per cancellare i segni del raid contro la Scuola Popolare di via Bramantino a Milano devastata e insudiciata da insulti contro gay e lesbiche, svastiche e slogan pro Salvini oltre al nome Allah scritto in arabo, anche se sgrammaticato come tutto il resto. Raid che risale probabilmente alla notte tra venerdì e sabato e che ha preso di mira un’associazione che organizza corsi e attività di sostegno per i ragazzi italiani e stranieri che vivono nel quartiere della periferia nord di Milano.