Dallo scorso 8 marzo le persone transgender che lavorano per il Comune di Milano possono richiedere l’attivazione dell’identità alias grazie alle linee guida contenute nella circolare inoltrata dalla Direzione organizzazione e risorse umane di Palazzo Marino.
Una piena inclusione lavorativa nel rispetto dell’espressione dell’autodeterminazione personale di genere, che potrebbe a breve aggiungere un nuovo tassello: la possibilità per tutte le persone transgender di Milano (quindi non solo per chi lavora nell’amministrazione) di vedere il nome elettivo anche sugli altri documenti di competenza del Comune, come l’abbonamento dei mezzi pubblici o le tessere della biblioteca. A parlare di questo ultimo aspetto è Monica Romano, vicepresidente della commissione Pari opportunità e diritti civili del consiglio comunale meneghino e prima consigliera transgender eletta a Milano.
Il risultato raggiunto è un primo tassello di un puzzle più ampio:
“La tabella di marcia che mi sono data prevede la possibilità di veder riconosciuto il nome di elezione anche sulla tessera dell’abbonamento dei mezzi pubblici Atm – precisa la consigliera comunale milanese -. Ci sono amministrazioni che già lo fanno, come Ravenna e Messina. Noi ci vogliamo muovere in questa direzione. La mozione del 2022 approvata dal consiglio comunale riguarda già anche questo punto, ovvero riconoscere il nome elettivo su tutti i documenti di competenza comunale, come l’abbonamento ai mezzi o la tessera delle biblioteche”. Questo passo in più permetterebbe di intervenire in diverse situazioni di difficoltà: “Ci sono donne trans che sui documenti hanno ancora un nome maschile ma come identità sociale sono donne e hanno una fisicità femminile – conclude Romano – quando vengono fermate dai controllori spesso viene loro chiesto se sia davvero il loro abbonamento. Nella Milano città dei diritti possiamo evitare che passeggeri e personale Atm vivano momenti d’imbarazzo. Quando si va a richiedere la tessera basterebbe prevedere la possibilità di aggiungere l’identità alias, allegando la carta d’identità e il codice fiscale, mantenendo così un codice univoco per riconoscere la persona ed evitando allo stesso tempo situazioni difficili”. Le interlocuzioni per questo ulteriore passo sono già avviate e l’iter è in corso: “Speriamo possa avvenire nel più breve tempo possibile, per difendere i diritti civili fondamentali della persona”.