“Non vorrei usare etichette, appartengono alle vecchie generazioni e discendono da un modo di ragionare che considero superato e anche un po’ discriminatorio. Preferisco parlare di relazioni fluide. I miei fan, quando gli ho detto che il nuovo disco avrebbe parlato di una storia d’amore, non mi hanno chiesto se si trattava di un uomo o di una donna, e il linguaggio amoroso oggi sul web usa frasi come “sei la mia persona”. Non ho bisogno di fare coming out perché nessun giovane si stupisce che mi sia innamorato di un ragazzo, e penso che nessuno dei miei coetanei si tirerebbe indietro se gli capitasse di provare un’emozione per una persona dello stesso sesso»”.
Così Michele Bravi, vincitore di X Factor 2013, si racconta a Vanity Fair, nel numero in edicola da oggi 18 gennaio. Mancano pochissime settimane all’inizio del Festival di Sanremo e Michele, che salirà per la prima volta sul palco con Il Diario Degli Errori, ha raccontato la sua vera storia al settimanale. “brano perfetto, per la tonalità e i colori della mia voce, ma soprattutto perché racconta la mia vera storia: è il diario dei miei errori, professionali e personali, quelli che si fanno la prima volta che ti innamori. Nel ritornello dico ‘almeno tu rimani fuori dal mio diario degli errori’, perché si presuppone che il diario sia stato ormai chiuso e sia arrivata un’altra occasione”.
Nella sua prima intervista a Vanity Fair, dopo X Factor, disse che non poteva cantare d’amore perché non l’aveva vissuto.
“È successo che mi sono innamorato. Una storia molto particolare con un ragazzo che fa il regista, molto diverso da me. È durata due anni ma, in termini di quello che succedeva tra noi, forse qualche giorno. All’inizio quando due persone si incontrano sono due contenuti completi, il resto rimane fuori; poi allarghi la visuale e vedi che ci sono dei confini da rispettare. Io sicuramente nell’ultimo anno sono stato molto autoriferito e concentrato sulla musica e questo ha creato problemi. Il primo amore è perfetto, tutto è bellissimo, solo che ti mancano le regole del gioco e quando le impari, spesso è troppo tardi: le pagine degli errori restano lì, non puoi strapparle dal diario, e quando gli errori diventano tanti è difficile che possa esserci un epilogo felice. Se mi guardo indietro oggi mi dico: ‘Siamo stati proprio stronzi’“.
Era davvero la prima volta che le capitava di innamorarsi?
“Questa è stata la prima volta che ho sentito che un pezzo di vita si attaccava a un’altra persona”.
Che effetto le ha fatto?
“Mi sono accorto che la mia generazione è molto diversa anche nei rapporti sentimentali: viviamo se siamo in un algoritmo e, se non sei continuamente connesso, sei tagliato fuori da tutto. Troppa comunicazione fa sentire soli e l’amore oggi risponde più a un bisogno; c’è molta più ricerca dell’emotività che del sesso fine a se stesso, la scopata del sabato sera interessa sempre meno. Se le persone si confrontano più su un piano emotivo i rapporti diventano complessi e anche fluidi: la sessualità smette di essere una scelta nel momento in cui la scelta diventa l’emozione. Io ho incontrato una persona che mi ha emozionato, che fosse un ragazzo è del tutto irrilevante: in futuro potrebbe succedermi anche con una ragazza”.
L’intervista integrale di Michele Bravi la trovato sul numero di Vanity Fait in edicola.