Se già non lo avete fatto, correte a comprare in edicola questo numero speciale (luglio 23) di Vanity Fair, diretto da Michela Murgia, su richiesta di Simone Marchetti, direttore responsabile della rivista.
Visualizza questo post su Instagram
Troverete una cascata di articoli sul concetto di famiglia, anzi di famiglie, a firma degli e delle intellettuali e attivist* più interessanti della contemporaneità, da Chiara Valerio a Cathy La Torre, passando per Daria Bignardi, Daniela Collu, Emma Marrone, Emma Bonino, Alessia Arcolaci, Pasquale Quaranta e Maura Gancitano, insieme a tantissim* altr*.
Una carrellata di punti di vista (che sono ognuno la vista da un punto, come recita il Manifesto ReWriters per sottolineare l’importanza di ogni unicità) per mettere in ginocchio con gentilezza il pensiero unico. Quella visione stereotipata e ottusa che, invece di osservare, interpreta, invece di fare esperienza, giudica, invece di conoscere, nega.
Michela Murgia si rasa a zero: “La sordità dei mie capelli ha ceduto” (VIDEO)
«Quando Simone Marchetti mi ha chiesto di dirigere questo numero sviluppando il tema delle famiglie queer, definizione ombrello in cui rientrano tutte le forme di relazione che vanno oltre il modello riconosciuto dalla legge italiana, ho pensato due cose: la prima è che fosse pazzo, la seconda è che quella pazzia valeva la pena farla insieme e di farla proprio ora, in un momento in cui l’Italia è infiammata dalla retorica sulla famiglia tradizionale come modello non modificabile». Da questa idea è nato un numero eccezionale diretto dalla scrittrice, attivista e femminista Michela Murgia e un’intervista (disponibile al link in bio) scritta e video realizzata da Simone Marchetti, nella quale racconta la sua rivoluzione dell’amore, di un mondo dove ci sono coraggio e impegno, della morte (che non le fa paura). E si dichiara felice. Con un ultimo sogno coreano.
Visualizza questo post su Instagram
Oggi Vanity Fair è andato a far visita a Papa Francesco. L’ha portato Michela Murgia (@michimurgia) durante l’incontro tra il Pontefice e una delegazione di artisti provenienti da tutto il mondo. Il Santo Padre, giunto in sedia a rotelle, ha ricevuto pittori, scultori, architetti, scrittori, poeti, musicisti, registi e attori e ha parlato di sogni: «Quando il talento vi assiste, portate alla luce l’inedito, arricchite il mondo di una realtà nuova. Siete occhi che guardano e che sognano. Non basta soltanto guardare, bisogna anche sognare». Ad ascoltare le sue parole, tra gli altri, c’era la «nostra» Michela Murgia, che ha appena firmato il numero di Vanity Fair ora in edicola, dedicato al mese del pride e incentrato su un sogno: quello di allargare il concetto di famiglia per includere ogni nucleo affettivo basato su mutuo soccorso, accoglienza, cura e amore, a prescindere dal sangue, dal genere e dall’orientamento sessuale dei vari componenti. Michela Murgia racconta: «Durante il suo discorso, bellissimo, Papa Francesco ha fatto una distinzione tra la bellezza estetica, che ha chiamato “cosmetica”, un trucco nel senso dell’inganno, e la bellezza che produce armonia. Quando gli ho dato il giornale gli ho detto: “Santità, le lascio questo: parla di famiglie e di armonia in tanti tipi di famiglie”. L’intero discorso del Pontefice è stato molto prezioso, inedito, con l’invito a essere disturbanti, liberi e non conformi. Non era mai successo prima: né Giovanni Paolo II né Ratzinger avevano mai invitato gli artisti a essere scomodi».
L’ultimo desiderio di Michela Murgia: morire senza Giorgia Meloni al governo
Visualizza questo post su Instagram