Micaela Ramazzotti torna ad interpretare il ruolo di una madre dolente e sofferente, dopo la Donatella de “La pazza gioia”, diretto dal marito, Paolo Virzì. E’ alla Mostra di Venezia con “Una famiglia” di Sebastiano Riso, un film crudo e drammatico, in cui interpreta Maria, legata da un rapporto morboso a Vincenzo (Patrick Bruel). Lei da anni partorisce figli che la coppia vende illegalmente a coppie che non possono averne.
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“E’ una mamma che è una bambina, non è mai stata madre. Ha un modo diverso di vivere la maternità, perché c’è questo continuo reiterarsi di sesso, di gravidanze, di espulsione del neonato, di vendita. Non ha mai la dolcezza del momento in cui si partorisce e si abbraccia e si allatta il proprio bambino”.
Micaela è sposata da quasi otto anni con Virzì, conosciuto durante la lavorazione del film “Tutta la vita davanti”. Alla Mostra di Venezia ha sfilato insieme a lui sul red carpet alla presentazione del primo film americano del regista, “The Leisure Seeker”. Insieme hanno avuto due figli: Jacopo di 7 anni e Anna di 4. Micaela capisce quanto possa essere doloroso per una persona rinunciare ad un figlio, e questo film per lei è l’occasione per porre un interrogativo.
“Io penso che sarebbe molto importante non avere queste restrizioni sulle adozioni. Perché una donna sola non può adottare? Perché una coppia omosessuale non può adottare? Secondo me bisognerebbe cercare di essere un po’ più morbidi, un po’ più elastici, dovrebbero adottare coppie omosessuali, donne sole, uomini soli. Ci sono tanti bambini che hanno bisogno di essere adottati, negli istituti. E abbiamo bisogno in questo momento di analizzare caso per caso e di non metterci su un piedistallo a giudicare”.