“Sono parole così urgenti“, così Amadeus ha introdotto il monologo di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne sul palco di Sanremo 2020.
La giornalista era tra due leggii, uno bianco e uno nero. Da quest’ultimo leggeva alcune tremende frasi riguardante il mondo che le donne devono affrontare ogni giorno: “Per non essere stuprata devi smetterla di vestirti da poco di buono. Sono frasi che sottolineano una verità umana: noi donne non siamo innocenti, abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, siamo troppo belle o troppo brutte, ce la siamo voluta.“
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E poi, dal leggio bianco ha letto alcune parole de La cura di Franco Battiato: “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo.“
“Sono cresciuta in un orfanotrofio, Noi bambine raccontavamo le nostre storie, favole tristi, di figlie sfortunate. Ci raccontavamo delle nostre madri, spesso stuprate, torturate e uccise. Io amo le parole, ho imparato, venendo da un luogo di guerra, a credere alle parole per rendere il mondo un posto migliore. Negli ultimi tre anni sono 3.150.000 donne che hanno subito violenza sul luogo di lavoro, negli ultimi due anni 1 donna ogni 15 minuti ha subito violenze, sei donne solo nell’ultima settimana. Spesso l’uomo non deve neanche bussare perché ha le chiavi di casa” ha sottolineato Rula Jebreal, evidenziando come i numeri siano davvero preoccupanti.
Ha seguito una parte de La donna cannone di Francesco De Gregori: “Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno giuro che lo farò e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò, quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà…“
Poi, Rula ha raccontato un evento tragico della sua vita, il suicidio della madre: “Mia madre Nadia ha perso il suo ultimo treno quando avevo cinque anni, si è suicidata. Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi, perché fu stuprata due volte: a 13 anni da un uomo e poi da un sistema che l’ha obbligata al silenzio. L’uomo che l’ha violentata aveva le chiavi di casa.”
“Sally cammina per la strada senza nemmeno guardare per terra” ha poi letto la giornalista, citando Sally di Vasco Rossi, per poi continuare il suo discorso da qua.
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“Quante volte noi donne siamo state Sally, proprio mentre parlo c’è una donna che cammina per strada sopraffatta da un senso di colpa, nessuna di voi ha nessuna colpa. Le canzoni che ho citato stasera sono tutte scritte da uomini, è possibile trovare le parole giuste, raccontare l’amore” ha affermato, mentre si emozionava: “Questo è il momento in queste parole diventano realtà. Per farlo dobbiamo lottare e urlare da ogni palco, anche quando ci diranno che non è opportuno. Io sono diventata la donna che sono grazie a mia madre e mia figlia. Lo dobbiamo a loro, a tutte noi, a una mamma, una sorella, una vicina, agli uomini per bene, all’idea di civiltà e di uguaglianza, e a quella più bella, la libertà. Uomini, lasciateci essere quello che vogliamo, siete i nostri complici, indignatevi insieme a noi quando ci chiedono cosa abbiamo fatto per meritarci quello che abbiamo.“
L’ultimo brano citato da Rula Jebreal, invece, è di una donna, C’è tempo di Fiorella Mannoia: “C’è un tempo bellissimo tutto sudato, una stagione ribelle. L’istante in cui scocca l’unica freccia che arriva alla volta celeste e trafigge le stelle è un giorno che tutta la gente, si tende la mano, è il medesimo istante per tutti che sarà benedetto, io credo.“
Infine, Rula ha invitato tutti a supportare le donne che hanno bisogno di aiuto: “Domani guardate pure come eravamo vestite noi donne a Sanremo, ma che non si chieda più a una donna stuprata come era vestita. Non vogliamo più avere paura, essere vittima, essere una quota. Lo devo a mia madre, a tutte le madri, e anche a me stessa, alle nostre figlie, alle bambine: nessuno può permettersi di toglierci il diritto di addormentarci come in una favola.”