Tre minorenni sono stati fermati per l’omicidio di un 20enne. Il giovane è stato trovato all’interno di una valigia in un appartamento di Piazza Dante, nel centro della città emiliana, sabato pomeriggio. Sono ancora tanti i punti oscuri nella vicenda, dagli orari – che non convincono – alle presunte amicizie di Congliang Hu che su Facebook si firmava Meng Yu Hu ma era per tutti ‘Leo’.
Mentre le ricerche continuano per catturare gli altri due che potrebbero aver partecipato al delitto, filtra come movente la sfera sessuale. Il ventenne sarebbe stato legato a uno di loro. Uno dei possibili autori dell’omicidio del ventenne trovato morto a Modena avrebbe avuto una relazione con la vittima. L’interruzione di questa relazione, decisa appunto da uno da uno dei presunti autori, aveva portato il ventenne a minacciarlo: «Se mi lasci rivelo la tua omosessualità». Ci sarebbe dunque questa dinamica dietro all’omicidio.
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Mentre il ventenne cinese veniva ucciso, probabilmente soffocato, dal gruppo di cinque connazionali (tre minorenni fermati e due ricercati), la madre del ventenne e il compagno di lei, avvocato modenese, erano all’interno della stessa abitazione, ma in un’altra camera. Emerge anche questo dettaglio sull’omicidio. I cinque avrebbero dunque ucciso il ragazzo nel massimo silenzio, molto probabilmente soffocandolo, per poi nascondere il corpo in una valigia, forse per prendere tempo e allontanarsi. Poi la macabra scoperta fatta dalla madre e dal compagno di lei.
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“Abbiamo appreso con dolore e rabbia dell’omicidio del giovane Leo e delle circostanze terribili che gli inquirenti stanno portando alla luce in queste ore”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. “Nel racconto della vicenda finora emerso – prosegue – sembra verificarsi lo spaventoso effetto delle pulsioni omofobe e sessuofobe che da sempre denunciamo. Una cultura che trasforma la sessualità e l’orientamento sessuale in fatti infamanti, mette armi pericolose nelle mani dei malintenzonati, dei violenti, degli irresponsabili, degli immaturi. A qualcuno non sembrerà vero di poter utilizzare questo crimine per rinvigorire l’odio verso la comunità straniera, ma nonostante sia certamente necessario riflettere e farsi carico del portato omofobo di alcune culture, è la stessa cronaca a contraddire clamorosamente queste letture: poche ore prima del delitto di Modena, di porn revenge, cioè di ricatti legati a foto hard, moriva suicida un’altra ragazza a Porto Torres, in un contesto degenerato che ha che fare soltanto con la nostra cultura. I discorsi sulla sessualità consapevole, sugli orientamenti sessuali e sulle pratiche sessuali sono ancora tabù nel nostro Paese: la tv marchia i ‘baci gay’ coi bollini rossi, le rappresentazioni delle relazioni tra persone dello stesso sesso sui media generalisti raccolgono proteste iraconde, i laboratori nelle scuole che cercano di trattare questi temi contano più nemici che alleati. Eppure è proprio questo stigma, cioè il voler bollare la sessualità, specie quella tra persone dello stesso sesso, come sbagliata e inopportuna, a fornire ai violenti la loro arma mortale e ad innescare spirali che in questo caso hanno portato addirittura all’omicidio. Dal canto nostro, trasmettiamo tutta la nostra vicinanza tanto alla famiglia e agli amici di Leo, quanto a chi voleva bene a Michela, la giovane morta suicida in Sardegna. La rabbia che queste morti ci suscita ci motiva a un impegno ancora più tenace nella nostra decennale battaglia per la liberazione sessuale di tutte e tutti”, conclude Piazzoni.