Raccontiamo la loro storia come la racconta Radio Erre, la radio di Recanati con cui collabora Maura, 41 anni, impiegata comunale che finito il suo percorso di transizione.
Lo stesso ha fatto Emanuele. Dopo il cambio di sesso per entrambi, ora possono vivere la loro vita di coppia. Maura Nardi ed Emanuele Loati sono finalmente una donna e un uomo anche per lo Stato Italiano. L’ufficio anagrafe del Comune di Recanati ha consegnato le loro nuove carte d’identità.
«Vogliamo ringraziare il personale dell’anagrafe del Comune perché sono stati tutti veramente professionali, disponibili e anche velocissimi», ha detto Maura, aggiungendo che non è cosa così scontata soprattutto quando ci si trova per la prima volta a dover rettificare l’anagrafe di una persona in transizione. «Spesso nascono problemi ed intoppi, ma la responsabile e i suoi collaboratori sono stati veramente straordinari tanto che poche ore dopo aver ricevuto la sentenza dalla cancelleria del tribunale, si erano messi già in moto».
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Sempre a Radio Erre la coppia racconta che ora potrebbe esserci anche il matrimonio. «Siamo una coppia e stiamo pensando alla nostra unione e al nostro futuro. Ora è tutto più semplice e possiamo cominciare a progettarlo. Per noi è una cosa naturale, ma siamo consapevoli che molti non la pensano così. Ecco perché questi eventi hanno sempre una certa risonanza. Tuttavia ci auguriamo di aver lanciato in tutti questi anni dei messaggi di positività attraverso la nostra quotidianità: lavoriamo, progettiamo, costruiamo e ci amiamo come fanno tutte le coppie di questo mondo, con i nostri pregi e i nostri difetti. L’augurio è quello di aver spazzato via un po’ di quei pregiudizi, etichette, luoghi comuni e stereotipi che spesso ruotano intorno al tema della transessualità. La persona transessuale non deve essere vista come un fenomeno da baraccone, ma come la ragazza o il ragazzo della porta accanto».
Maura è non vedente dall’età di 19 per una malattia alla retina. «Devo essere sincera: è stato molto più facile convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere. Se da un giorno all’altro non vedi più in qualche modo puoi riorganizzare la tua vita ed è quello che ho fatto. È dura ma ci sono grandi possibilità. Con l’identità di genere non puoi scendere a patti ed esiste un solo modo che si chiama transizione: puoi lottarci per un po’, ma alla fine sei costretta a cedere anche perché in ballo c’è la tua vita».
Ha intrapreso il suo percorso a 36 anni con un psicologo e poi rivolgendosi allo sportello del Movimento identità transessuale di Bologna. «Certi percorsi non si fanno per gioco, per noia o per esibizionismo ma per una autentica necessità che emerge al culmine di un profondo malessere». Questo percorso comporta cambiamenti fisici, anche dolorosi, e un lento processo personale di consapevolezza.
Emanuele è arrivato in Italia dalla Romania a 18 anni. Ha vissuto prima in Abruzzo e poi si è spostato a Recanati dove lavora come aiuto cuoco in una casa di riposo. Si sono conosciuti on line in un gruppo Facebook a tematica transgender. Ha iniziato la transizione nel 2011 al Saifip di Roma.