La gestazione per altri, «una violenza a danno di donne e bambini»: così la pensa Matteo Salvini, che annuncia che, «come promesso» «è pronta una mozione della Lega per chiedere al governo di impegnarsi per contrastare questa pratica, considerandola un vero e proprio reato da perseguire anche se commesso all’estero da cittadini italiani».
La maternità surrogata (o gestazione per altri) è una forma di procreazione assistita in cui una donna provvede alla gestazione per conto di una o più persone, che saranno il genitore o i genitori del nascituro. La maternità surrogata più comune è quella gestazionale, in cui alla madre surrogata viene impiantato nell’utero un embrione realizzato in vitro, geneticamente imparentato con i genitori committenti o di donatrici.
Al momento la maternità surrogata, come hanno confermato molte sentenze della Cassazione, non costituisce reato se viene effettuata all’estero. Oltre all’Italia, anche Spagna, Francia e Germania sono tra i Paesi che vietano ogni forma di gestazione per altri. In Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Belgio e Repubblica Ceca, non c’è una legislazione che riconosca la maternità surrogata: non si può trasferire la paternità ai genitori committenti. Nel Regno Unito la maternità surrogata è legale, limitatamente ai cittadini britannici, ed è permessa solo a titolo gratuito. Il Portogallo permette la gestazione per altri altruista per le coppie eterosessuali con esigenze mediche. In Ucraina e in Russia, invece, è legale pagare una madre surrogata per beneficiare del servizio.
Lo scorso anno, in Italia, è stata depositata la proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni sulla gestazione per altri «solidale», portata avanti senza alcun compenso, «perché solo una legge può arginare ogni forma di abuso e illegalità, scongiurando discriminazioni e violazione dei diritti fondamentali. L’obiettivo è quello di evitare situazioni di incertezza normativa e fornire piena tutela ai diritti di tutti i soggetti coinvolti e, in particolar modo, ai minori nati all’esito di tale percorso, anche all’estero, a seguito dell’applicazione della legge straniera».