Gli uomini. Le donne. I maschi. Le femmine. Vanity Fair ha intervistato Franca Valeri, 97 anni, in merito al dibattito nato dalle denunce di Asia Argento e delle tante attrici che hanno tolto al re nudo, all’ex sovrano di Hollywood che amava spogliarsi senza chiedere permesso, l’ultimo lembo di un abito che adesso, in molti, pretenderebbero a strisce orizzontali: «Non siamo noi, qui e ora, a dover decidere in che modo e in quali termini questo signore debba pagare un prezzo per le azioni che gli addebitano, ma una cosa sento di poterla dire».
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Quale, signora Valeri?
«Che la realtà è più complicata di questa pseudo rappresentazione in cui da un lato c’è chi inveisce contro i maschi porci e mascalzoni e dall’altro si rivendica un’identità di genere che parte dall’assunto di una sopraffazione costante e continua subìta dalla donna».
Le pare un assunto sbagliato?
«Sbagliatissimo. Un rapporto di reciprocità tra questi due benedetti sessi è sempre esistito. C’è la volta in cui la donna strizza volutamente l’occhio al potente di turno e quello in cui il potente di turno allunga le mani dove non dovrebbe. Forse non è una cosa bella in senso assoluto, ma io non sono una maestra di morale e in ogni caso, non vedo dove sia la novità».
A lei è mai capitato?
«Mai. E non soltanto perché non sono avvenentissima oggi e non lo ero neanche prima di invecchiare, ma perché forse non ero il tipo di attrice che ispirava certe fantasie. Magari erano i film che facevo o magari, perché no?, Non mi hanno mai veramente presa sul serio come attrice. “Lei è l’intellettuale” dicevano i produttori e, ora che ho 97 anni, il senso di quella frase mi appare chiarissimo».
Esistono ruoli e situazioni potenzialmente tentatrici?
«Nel mondo del cinema, forse più che in altri ambienti, l’imposizione di chi detiene il potere passa anche attraverso le lenzuola. E la dinamica ambigua tra produttore e attore c’era anche nel passato più remoto. Il set era un’occasione di incontro. Ma non è sempre una dinamica che debba finire con il farsi scopare. C’è la possibilità di scegliere, di rifiutarsi, di girare le spalle».
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Lei quindi sostiene: «Si può dire no».
«Non è scritto da nessuna parte che il ruolo importante si conquisti con il sesso. Le due cose sono disgiunte. Le attrici e gli attori non sono cristalli di Boemia. Conoscono le durezze, hanno un loro concetto molto preciso di delicatezza. Hanno la tempra e anche il potere per dire no. Un no spaventa. Un no irretisce».
E cosa ancora?
«A me pare che la donna goda di rispetto e di reale parità quando non è descritta come un cucciolo smarrito alla mercé di chiunque. È una rappresentazione grottesca. Ottocentesca. Falsa e un po’ ipocrita. Certo, una bella donna ha qualche difficoltà da superare. Ma dov’è questa famosa e tanto evocata evoluzione del genere femminile se si continua a raccontare la donna come un essere incapace di difendersi? Incapace di negarsi? Di dire: “Quella parte la faccio volentieri, ma a letto con te non vengo”»?
Cosa ha pensato di Asia Argento quanto ha letto le sue dichiarazioni?
«Mi è dispiaciuto. È un’attrice simpatica e ha un padre intelligente e curioso. Ma trovo che tirare fuori questa storia a vent’anni di distanza non abbia niente di positivo. Né per lei, né per gli altri. Avrebbe dovuto parlare prima. D’altra parte alcuni film, anche importanti, con quel produttore li ha realizzati. O No?».
Il maschio in queste ore è descritto come un predatore. Come un monolite. È davvero così sprezzante e animalesco l’uomo del 2017?
«Il maschio ha subìto mille affronti e in un certo senso, quasi non esiste più. Ci sono casi miserevoli di sopraffazione e insensibilità ed esistono – la vita molto spesso è brutta – dei miserabili. Ma generalizzare è idiota. Perché poi per questi produttori, anche se detengono un potere e si dimostrano molto volgari, esistono gli argini. Quelli della legge, quelli di un bravo avvocato o – a mali estremi, estremi rimedi – anche di un fidanzato o di un marito che gliele dia vigorosamente sul groppone».