Marco Mengoni è stato ospite in onda dall’auditorium di Radio Italia, circondato dai fan e intervistato da Paola Gallo, ha raccontato del tour in Europa, del nuovo album e della voglia di provare a fare l’attore. Ecco l’intervista:
Hai dormito dopo l’ultima data italiana del tour a Bolzano?
“Ho dormito molto poco, si vede? Ho le occhiaie: meglio così, fanno mistero, sembro più vissuto e rock’n’roll, quasi un attore…”.
Ma ti hanno mai fatto offerte come attore?
“Ho ricevuto un bel po’ di richieste, forse non è ancora arrivata quella giusta, ma non escludo di fare il cinema, potrei mai rifiutare un film?”.
L’album “Marco Mengoni Live” è il più venduto dell’ultima settimana, ricevi certificazioni di Platino, i tuoi video fanno decine di milioni di clic.
“Questi numeri fanno tanto piacere ma sono miei indirettamente: la vittoria è loro, che hanno fatto tutto questo (indica i fan che riempiono l’auditorium, tra gli applausi ndr)”
Sei molto giovane ma hai deciso di indagare che cos’è l’essere umano, senza fermarti all’arte e alla musica.
“Siamo quello che siamo, esseri umani che vivono. Non mi piace limitare la mia vita perché sono un personaggio pubblico, voglio vivere tutte le storie che mi circondano ed entrarci, faccio autoanalisi e condivido tutte queste storie con gli altri, attraverso quello che mi riesce meglio, la musica”.
Sei in partenza per il tour in Europa. In quante lingue hai imparato a salutare?
“In italiano… (ride, ndr) Mi hanno detto di cambiare qualcosa, faremo pezzi in inglese, però porterò soprattutto la musica italiana all’estero. All’estero vale tutto: non ti conoscono, devi ricominciare daccapo. Quindi improvviserò al momento, parlerò in spagnolo in Germania, in arabo a Vienna… (scherza, ndr). Intanto però devo dire veramente un grazie per la tranche italiana appena finita perché mi sono emozionato molto: tutte le persone che hanno lavorato a questa tournée dietro le quinte e che non si vedono mai, hanno faticato molto, hanno montato e smontato il palco in 8 ore. Ieri a Bolzano mi hanno fatto una sorpresa: si sono travestiti con dei costumi e sono saliti sul palco per festeggiare; il driver che si occupa dei camion con l’attrezzatura si è messo a piangere perché non si era mai trovato così bene nel suo lavoro. Siamo dei nomadi che girano ma siamo anche una famiglia, perché siamo tutti i giorni insieme”
Ci racconti la più grande fatica e la più grande gioia del tuo lavoro?
“È faticoso scegliere un pezzo che rappresenti il disco che vai a fare, in tutti i brani ci sono cose diverse che fanno parte di quel tuo momento storico, è difficile farlo uscire come biglietto da visita: in Marco Mengoni Live ci sono solo 5 inediti, che in realtà per un re-pack sono tanti. Poi ci sono i viaggi, lo sballottamento da una parte all’altra: anche questo è faticoso. La soddisfazione più grande è vedere il tuo pubblico che cresce e cambia e vedere tante coppie ai concerti: questo mi ha emozionato molto nell’ultima tranche di tour. Capisci che stai diventando grande e che il pubblico sta crescendo con te. Nel frattempo ci sono nipoti che sono nati, la famiglia si sta allargando…”.
Uno degli inediti dell’album è “Onde”: c’è un beatbox su questa canzone?
“Sì, c’è una trama di rumori con la mia voce, si sente soprattutto nella prima strofa e nel primo inciso”.
Il testo di “Onde” dice: siamo “come onde nel mare che non restano uguali”, proprio come i tuoi album, che sono sempre diversi…
“Non so come si fa a rimanere uguali per tutta la vita. Invidio chi ci riesce… Il bello della vita è andare alla ricerca e scoprire cose nuove: alcune le perdi, altre le filtri dentro di te e le rielabori”.
Cosa dobbiamo aspettarci ora per il futuro?
“Basta, il silenzio… (sorride, ndr) In realtà, il 2016 non è ancora finito: c’è il tour e c’è il Capodanno a Firenze”.
Un altro inedito è “Se imparassimo” che contiene questa frase, “Non ho mai avuto nessuna voglia di essere normale, di ridere a comando e amare l’ombra del bastone”. Cosa significa?
“Non voglio andare a parlare di violenza. Mi ha sempre terrorizzato l’ombra appena prima della bastonata: è la paura di quello che non sai, perché ti fa pensare al peggio”.
In questa canzone dici anche: “Se il tuo amore è il posto per ricominciare, sarebbe cosi facile”
“Amando noi stessi, possiamo ricominciare ad amare gli altri. Amare se stessi è la cosa più difficile. Sto imparando a godermi i momenti, anche per strada. La società ci porta ad andare avanti, anche se accadono cose gravi che senti dai media: sei talmente abituato che ti viene da cambiare canale. Tornare a casa e continuare una vita normale, dopo esserti esibito in un palasport con 12mila persone venute apposta per te, è difficile, specialmente per un ragazzo di 28 anni come me: ti sembra tutto più piccolo. Bisogna riuscire a mettersi in carreggiata con la vita di tutti i giorni”.
Sei contento del feat. con Paloma Faith in “Ad occhi chiusi”?
“Certo. Mi hanno detto che Paloma Faith è una pazza: mi è dispiaciuto non poter incidere il duetto con lei per motivi logistici”.