Il 18 novembre in Malesia quattro uomini sono stati sottoposti alle frustate dopo essere stati giudicati colpevoli di “tentata relazione sessuale contro l’ordine naturale“. Amnesty International ha chiesto che altri sei imputati sotto processo per lo stesso “reato” siano prosciolti.
La vicenda è iniziata nel 2018, quando oltre 50 agenti della polizia religiosa hanno fatto irruzione durante un evento privato e hanno arrestato 11 uomini dopo averne spiato le conversazioni sull’app WeChat.
Il processo si è svolto il 7 novembre presso l’Alta corte della shari’a di Selangor. Quattro imputati sono stati condannati a una multa, a sei mesi di carcere e a sei colpi di frusta. Un quinto uomo è stato condannato a una multa, a sette mesi di carcere e a sei colpi di frusta.
Quattro dei cinque condannati si sono dichiarati colpevoli, sono stati frustati la mattina del 18 novembre e successivamente rilasciati in attesa dell’appello contro la pena detentiva. Il quinto ha fatto appello contro l’intera sentenza e gli altri sei sono in attesa del verdetto.
In Malesia le persone Lgbti sono discriminate e criminalizzate sia dal diritto ordinario, basato sulla “common law“, che dalla shar’ia’, la fonte del diritto islamico.
Nel settembre 2018 due donne erano state sottoposte a sei colpi di frusta per “relazioni sessuali tra donne“.
Le frustate costituiscono una punizione crudele, inumana e degradante, proibita dal diritto internazionale, e possono costituire una forma di tortura.