Estratto dall’articolo di Vladimir Luxuria per “Specchio – la Stampa”
È finito il tempo in cui a San Valentino ci sentivamo esclusi. La scusa di non essere riconosciuti come coppie non esiste più. I tempi sono cambiati: una volta il movimento di liberazione omosessuale e transessuale rivendicava il diritto di fare sesso – “faccio sesso dunque sono” – e chi avesse proposto di fare coppia fissa, o peggio, di creare una famiglia, sarebbe stato guardato con occhi truci. Eravamo tutti rigorosamente antifamilisti: perché proporre quel sistema di famiglia da cui ci eravamo sentiti esclusi? Volevamo vivere sessualmente liberi e promiscui, volevamo i locali, divertirci, figuriamoci se a qualcuno poteva venire in mente di mettere su famiglia.
L’ira di Luxuria dopo l’invito di un’insegnante a strappare le pagine della Smemoranda dove si parla di identità di genere: “Crescente lobby sessuofoba…”
Una volta nelle riunioni dei movimenti gay si parlava, ci si facevano le canne, al massimo si finiva in un’orgia collettiva. Adesso sembrano riunioni di condominio, piene di coppie, con i bambini delle famiglie arcobaleno, persino con zie e nonne al seguito. Ci siamo normalizzati: ovunque ci si può sposare (vabbè, tranne in Italia dove ci si può unire solo civilmente, e se gli altri divorziano che si fa? Ci si disunisce?). Ma insomma, dettagli a parte, non abbiamo più la scusa di non essere riconosciuti come coppie.
E quindi la festa di San Valentino, che è soprattutto la festa dei ristoratori, dei cioccolatieri e dei fiorai, è diventata un po’ la nostra festa. Tutti contenti? Tutti tranne i single, gli unici che la sera di San Valentino non hanno santi in paradiso.
Noi che siamo scoppiati senza coppia, che se troviamo qualcuno per il famoso e sempre più raro sesso occasionale – nel senso che trovarlo è una grande occasione – siamo ormai una specie minacciata non solo dalle coppie etero e gay, ma dalle troppie – quelle dove sono in tre – e dal poliamore – dove sono in tanti. Spesso sfruttati da coppie aperte gay che magari per una sola notte usano il povero single e poi lo abbandonano al proprio destino, come un oggetto usato, e senza neanche diritto a una raccolta differenziata.
Vladimir Luxuria sogna di poter portare in Italia il bimbo che ha adottato: “Non si tratta di essere gay, trans o etero. Si tratta di avere un cuore o di non averlo”
La mia proposta dunque è questa: visto che l’acronimo LGBTQ sta diventando peggio di un codice fiscale, perché non aggiungerci anche la lettera S, per single, e rivendicare così il nuovo diritto a poter dare uno spazio anche a chi resiste senza un fidanzato o una fidanzata? Siamo noi la vera categoria a essere discriminata […]
San Valentino ci irride, si prende gioco di noi, si fa beffa dei bei tempi della rivoluzione sessuale, quando nei nostri movimenti di liberazione rifiutavamo l’idea di fidanzarci, di sposarci, figuriamoci di fare figli. Tutti fidanzati e sposati adesso, anzi i gay e le lesbiche si vogliono sposare più degli altri. Il rischio, per molti di noi, è finire ad amare dei surrogati. […]