Di Alessandro Ferrucci per www.ilfattoquotidiano.it
Quarantotto anni solo in apparenza, Luca Tommassini è stato intervistato da Alessandro Ferrucci per il Fatto Quotidiano dove ha raccontato di Madonna, Whitney Houston, Michael Jackson e…
Su Youtube c’è un suo video celebre mentre balla al Maracana con Madonna.
In quella tournée a un certo punto eravamo in scena solo io e lei, e a Rio erano previste oltre 150 mila persone: sul palco riflettevo su dove ero partito, i sacrifici, mia madre e a ogni passo pensavo ‘ce l’ho fatta’. Con Madonna che capiva perfettamente cosa mi frullava nel cervello e ripeteva: ‘Dai, Luca, dai…’.
Madonna sessualmente è così esplicita come da sempre lascia credere?
(Si imbarazza e lo camuffa con gorgheggi e sorrisi) Voleva un figlio da me.
Altro che provarci…
Ancora non era diventata madre (di Maria Lourdes), ed esattamente com’è nel suo carattere, voleva pianificare il futuro materno, quindi non sarei mai stato padre, le avrei solo dato la possibilità di un figlio.
Come ne è uscito?
Con calma, dopo aver ripreso fiato. Ricordo perfettamente la situazione: noi a Tokyo, sul letto della sua stanza, quindi iniziò un discorso dal sapore di business; lei come sempre organizzata e pratica, una strategia pianificata, nella quale mi spiegava i vari passaggi del suo ragionamento.
Non se l’è sentita…
Allora non ho capito in pieno la questione, oggi sì. E se ci ripenso scorgo la bellezza di quelle parole.
Argomento chiuso in quella stanza…
Più o meno. Tempo dopo ricevo una telefonata, era lei: ‘Luca corri, ho bisogno di te…’.
Ancora…
Era incinta di quattro mesi, doveva finire di girare Evita e per contratto non poteva restare incinta; purtroppo erano arrivate le scene di ballo e temeva che il partner assegnato si accorgesse della sua situazione, così mi chiese di intervenire e di prendere il posto del ballerino.
Resta un dato: da Primavalle a Hollywood…
Va bene, con un punto: credo di essere nato sfigato, per anni ho subito questo presunto destino, poi all’improvviso ho accettato la sfida e d’allora me la gioco.
A Hollywood ha trovato la libertà?
No, ho trovato molto isolamento, sono persone inserite dentro schemini, dove anche il loro gridare alla ‘libertà’ è proposto con modi artefatti. Lì quando ti domandano come stai, devi sempre e solo rispondere ‘bene’, se provi a dire ‘male’, scappano tutti; quando è stato eletto Bush, a Los Angeles i telegiornali mandarono in onda i servizi con i gattini in pericolo sugli alberi; della guerra, delle bombe, delle tragedie non sapevano nulla, o quantomeno lasciavano perdere.
Ha conosciuto Michael Jackson…
Con le sue malinconie e gioie da bambino, i suoi vezzi e le sue delicatezze. Con me era felice perché non sapevo giocare ai videogiochi, quindi vinceva sempre lui. A me fregava poco, ero già felice di stare accanto al mio poster in stanza di quando vivevo a Roma.
Whitney Houston…
Lei è stato il classico esempio di fuoriclasse cancellata dal clima hollywoodiano, con la claque, la corte magica, i parassiti intorno per succhiare e lasciare macerie. Sono oggettivamente fuggito, salvato da un raptus di lucidità in una lunga fase di annebbiamento personale.
È Hollywood, bellezza…
E a Los Angeles ho dormito per strada e insieme ai messicani clandestini, come nei film quando le persone arrivano a litigarsi un cartone per non sentire il freddo del marciapiede.
Fino allo “champagne”.
Sono andato via da lì quando ho raggiunto il massimo dello status symbol, una villa a Malibù con spiaggia privata e la piscina sul tetto. Il mio vicino di casa era Brad Pitt.
La villa c’è ancora?
Zero, quella fase è conclusa, ho venduto tutto, in Italia non ho riportato nulla, neanche la dieta vegana.
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