Luca Tommassini per “il Messaggero”
Madonna è stata la mia rivoluzione. Una collisione di cui porto ancora addosso non le cicatrici, ma i benefici. Fu prima un incontro umano, poi artistico. Fui invitato a casa sua da un amico comune, il ballerino Kevin, e rimasi scioccato quando lei ci aprì la porta e cucinò per noi. Ero stato un bambino molto timido e insicuro, non ho parlato per anni, e davanti a lei tornai muto come alle elementari. Andai via senza nemmeno riuscire a dirle che anche io danzavo.
Tempo dopo mi presentai alle audizioni di The Girlie Show, uno fra migliaia, da Primavalle a Los Angeles, convinto che non mi avrebbe preso. Non mi riconobbe. Mi ero rasato come i protagonisti del suo libro Sex, vestito con pantaloncini sadomaso, stivali fino al ginocchio, e recitavo la parte del duro e antipatico. Ci chiese di raccontare una barzelletta e io la provocai: «Mi fanno schifo le barzellette».
Passai il turno. Fu un provino forte, il più complicato della mia carriera. Esigeva che mimassimo orge e poneva grandi distanze, ma metteva a fuoco le persone, si ricordava subito i nomi di tutti. Mi scelse come primo ballerino e la mia strategia per convivere con questo mito fu pensare che lei e Madonna fossero due persone diverse. Mentre ripassavamo i passi dello spettacolo mi fissava. A un certo punto si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio: «Tu sei bello, fuori e dentro. Lo vediamo tutti, tranne te».
LIBRI E REGALI
Così cominciò una avventura umana importante. Mi accolse in famiglia. Passai il Natale con lei e il fratello Chris. Mi faceva vedere i suoi film preferiti, mi comprava regali e libri. Il primo fu Il Piccolo Principe. Voleva istruirmi, prendersi cura di me.
E io ricambiai. Ad esempio durante le riprese del film Evita. Volevano allontanarla dall’immagine della cantante per renderla più credibile come attrice, perciò l’ ultima cosa da fare era ingaggiare il suo ballerino di fiducia. Lei mi volle a tutti i costi sul set. Mi chiamò e mi confidò di essere incinta di quattro mesi. La produzione non doveva saperlo, così si fasciava per nascondere la pancia e provavamo di notte i passi di Buenos Aires. Il ricordo più tenero che ho è quella sera in cui si abbandonò sulla mia spalla, esausta. Si addormentò tenendomi la mano.
Madonna ha queste fragilità che non concede quasi a nessuno. Le piace apparire sempre forte ma è una persona semplice. La stessa che mi veniva a prendere a casa per andare a ballare nel locale più sfigato della zona o a fare la spesa. La sera a letto presto, la mattina sveglia alle 5 con yoga, palestra. Mi consigliava: «Inizia la giornata dalla cosa peggiore da fare e poi vai avanti fino alla più piacevole. Se vuoi raggiungere qualcosa di grande, parti dalle difficoltà».
È in continua sfida con se stessa. La mattina correva per due ore di fila e le dicevo: «Non riesco a starti dietro». Rispondeva: «Oggi corri mezz’ ora, domani quaranta minuti, prima o poi ce la fai». Mi ha dimostrato che con la disciplina si può arrivare ovunque. «Sai perché sono la donna più famosa al mondo?», mi ripeteva «Perché ho sempre chiesto quello che volevo. Se ascolti bene gli altri, nessuno ha il coraggio di farlo, perciò non lo ottiene».
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IL METODO Una educazione allo status di popstar che funziona anche nella vita. Ho preso da lei il metodo. Il suo è frutto di tanta ricerca, ha studiato i personaggi che ammirava, applicava quello che aveva funzionato degli altri e ci aggiungeva del suo. Madonna non è nata con un talento prodigioso, ha ottenuto tutto con lavoro durissimo. Ha un termometro per misurare ciò che sta nascendo in mezzo alla strada. Come alle prove, arriva per prima e molla per ultima. Non si è isolata, chiusa nella torre d’ avorio, è sempre tornata da dove è venuta. Più che il prodotto dell’ industria discografica, lei è il prodotto della sua volontà, per questo la gente la ama. Un giorno le chiesi: «Quando smetterai?». Mi mangiò: «Non smetterò finché avrò qualcosa da dire».
L’ INNOVATRICE Forse dai suoi 60 anni mi sarei aspettato qualcosa di più originale e mi auguro che torni a fare ricerca e pop d’ avanguardia. È stata innovatrice su tanti fronti: musica, danza, immagine. Un look per ogni video. Ha abbracciato cause come nessun artista popolare ha fatto. Contro tutto e tutti.
Ricordo che a Istanbul e Tel Aviv la polizia ci minacciò: ai concerti non dovevamo mettere il sesso in scena. Lei insisteva con noi dello staff: «Lo dobbiamo fare per la libertà». E lo facevamo. Mi ritrovai fisicamente parte di un cambiamento epocale, anche sessuale. È una forza trascinante della natura e credo debba ancora vedersi riconosciuti molti meriti.
La mia più grande insegnante è lei. Ne parlo oggi dopo 25 anni perché all’ epoca molte cose non le capivo. Mi affidava ruoli importanti che oggi io vivo professionalmente. Sono talent scout, direttore artistico, regista. Tutto ciò che lei ha visto tanti anni fa in me. Molto prima di me. Madonna non teme la bellezza. Se ne circonda perché crede che si viva di luce riflessa. Nel primo tour noi ballerini abbiamo scoperto la nostra bellezza grazie a lei. Ci ha fatti brillare tutti. La più grande direzione artistica dopo Dio, è la sua.