L’infanzia di Loredana Bertè e della sorella Mia Martini è stata problematica e priva di serenità.
La cantante, reduce dal successo estivo con i Boomdabash e dal lancio del nuovo album LiBertè, il primo disco di inediti dopo 13 anni ha raccontato il periodo più duro della sua vita a L’Intervista, il programma di Maurizio Costanzo.
Nessun festeggiamento per i compleanni, né per Natale, e zero regali. In casa vigeva “la regola del niente”. “Non avevamo niente. I miei genitori erano degli statali. Mio padre era preside, il classico padre padrone bastardo – ha raccontato la Bertè – Ho visto scene che nessuno dovrebbe vedere: prendere a calci la propria moglie all’ottavo mese di gravidanza”.
Poi il padre le ha abbandonate e la madre, sposatasi a soli 15 anni, ha cominciato una seconda giovinezza, trascurando le figlie e i loro bisogni, soprattutto d’amore. “I miei genitori sono morti e sono molto contenta – ha confessato – Non provo niente. A non aver avuto una famiglia c’è anche il rovescio della medaglia: non mi è mai mancata. Non ho sofferto quando sono morti. Sarò dura o impopolare ma io sono andata al funerale di mia madre per vederla sotterrare”.
In tutto questo c’è un ricordo agrodolce, quello del lunapark, luogo di cui canta nel suo ultimo singolo, Maledetto Lunapark: “Non è che mi divertissi. Purtroppo c’erano giornate sempre violente. Mimì per allontanarmi da queste scene mi prendeva con tenerezza e mi portava al luna park. Quindi c’è sempre stato da parte mia un amore-odio per questo luogo”.