Le polemiche sulla nomina di Tony Abbott, ex primo ministro australiano, non mancano in Inghilterra.
Dall’aborto, ai matrimoni gay, alla casalinghe, in Australia si scontrò nel 2012 con Julia Gillard, che lo aveva preceduto alla guida del Paese, con un dibattito divenuto virale sui social e votato dai lettori del Guardian tra i momenti indimenticabili della politica. «Non accetto prediche sul sessismo e la misoginia da quest’uomo», gli gridò Gillard. «Se vuole conoscere l’aspetto della misoginia ha bisogno solo di uno specchio».
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«Quest’uomo ha definito l’aborto “la via d’uscita più semplice” e indicato che gli uomini siano “per fisiologia e temperamento più adatti ad esercitare autorità e a comandare”. Per queste e altre ragioni non è adatto a rappresentare il Regno Unito come consulente sul commercio». La scelta dell’esecutivo ha portato il ministro della Sanità Matt Hancock a uno scontro aperto con la giornalista di Sky News Kay Burley: «Vuole dire che l’esperienza con il commercio cancella l’omofobia e la misoginia?», gli ha chiesto la presentatrice.
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Christine Forster, sorella di Abbott, ha difeso il fratello sui social. «Come donna che è da sempre parte della sua vita e come gay, posso assicurare che Tony non è né omofobo, né misogino. È un uomo di grande convinzione e intelletto, un conservatore convinto dotato di compassione e rispetto per il prossimo».