Lo scorso 28 giugno è ricorso l’anniversario dei moti di Stonewall, una serie di violenti scontri avvenuti nel 1969 tra polizia e omossesuali newyorkesi, considerati simbolicamente il momento di nascita del moderno movimento per i diritti civili.
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Per questo motivo il 28 giugno è stato scelto dal movimento LGBT come data della “giornata mondiale dell’orgoglio LGBTQ+” o “Pride“. Cinquantunno anni dopo quella scintilla, anche l’Italia potrebbe dotarsi della prima legge che contrasti violenza e discriminazione per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
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Il testo, che sarà depositato martedì alla Camera, propone di ampliare l’attuale “legge Mancino” che già oggi punisce i reati di “odio” per ragioni razziali, etniche, religiose o legate alla nazionalità: finalmente rischierà fino a quattro anni di carcere anche chi discriminerà persone gay e trans.
“In Parlamento c’è una maggioranza compatta e decisa ad approvare la legge che introduce anche del reato di ‘misoginia’, ossia di odio contro le donne” spiega il relatore del testo, Alessandro Zan, a La Repubblica.”In Italia esiste un serio problema di razzismo e discriminazione verso le persone omosessuali e transessuali”.
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Contro la legge sono schierati i movimenti Pro-life e i vescovi della Conferenza episcolpale, che parlano di “bavaglio” sulla possibilità di criticare forme di famiglia, sessualità e amore delle comunità Lgbt. Ma Zan spiega che non sarà vietato, dire che l’unica famiglia sia quella formata da padre e madre, ma saranno vietate azioni che portano all’odio verso le famiglie arcobaleno. “Nella legge c’è un’ampia parte dedicata alla prevenzione – aggiunge Zan – dalla giornata contro l’omofobia alle case rifugio per giovani Lgbt cacciati dalle famiglie e perseguitati“.
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Secondo un rapporto pubblicato dell’Agenzia europea dei diritti fondamentali (Fra), l’Italia è fra i primi paesi con indice di discriminazione più alto, mentre si segnala l’assenza di una legge contro l’odio e la discriminazione, presente, fra l’altro, in tutti quasi tutti i paesi Ue.
Un esempio recente viene dalle polemiche montate a Padova sul cosiddetto “ponte arcobaleno“: l’amministrazione del capoluogo veneto ha infatti ridipinto dei colori Lgbt il marciapiede del Ponte Garibaldi, accesso al centro città per chi arriva dalla stazione. “Un lavoro che non è ancora terminato ed è già scoppiato il finimondo” come scrive Padovaoggi spiegando come fino ad ora si vedono solo i colori della bandiera arcobaleno, quando tutto sarà terminato invece si potrà leggerci sopra anche una scritta.”