Nella Giornata internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia, l’Italia si sveglia con il monito del capo dello Stato.
Per Mattarella, il Paese “non è immune da episodi di omotransfobia”. Il presidente della Repubblica parla di “lacerazioni alla convivenza democratica” e lancia l’avvertimento: “non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità”. Dal Quirinale, giunge l’invito alle istituzioni, affinché si impegnino “per una società inclusiva e rispettosa delle identità”.
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Poco dopo, arriva il messaggio della premier. Per Giorgia Meloni “il governo è, e sarà, sempre in prima linea” nel contrasto a “discriminazioni e violenze inaccettabili”. Nel pomeriggio, da Bruxelles, il colpo di scena che scatena la polemica. L’Italia è tra i nove Paesi dei 27 Ue che non firmano la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+, preparata proprio in occasione della Giornata internazionale.
Fonti del ministero della Famiglia, guidato da Eugenia Roccella, parlano di una decisione presa giorni fa. Probabilmente già in occasione della riunione a Bruxelles dei ministri dell’Unione responsabili dell’uguaglianza, in cui la presidenza belga del Consiglio dell’Ue aveva deciso di porre al centro dell’agenda europea i diritti Lgbtiq+. I firmatari del testo, tra cui tutti i grandi Paesi europei, “si impegnano ad attuare strategie nazionali per le persone Lgbtiq+”, oltreché a sostenere la nomina di un nuovo Commissario per l’uguaglianza in vista della prossima Commissione. L’Italia dice ‘no’, insieme a Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Per il ministero di Roccella, è “ovvio” il criterio che ha determinato la scelta: la dichiarazione “era in realtà sbilanciata sull’identità di genere, quindi fondamentalmente il contenuto della legge Zan”.