Il Daily Mail riporta l’intervista fatta a Dolly Kyle, ex compagna di Bill Clinton dal 1970 al 1990. La donna ha definito Clinton un sex addicted mentre la moglie Hillary una persona perfida, arrabbiata, un vulcano in attesa di eruttare e Dio aiuti chi si trova nei paraggi durante la colata lavica”, afferma.
Kylie, oggi 68enne, sostiene di aver avuto una storia di dieci anni con l’ex presidente, prima e durante il matrimonio, e aveva un posto importante nella doppia vita di Bill, negli anni ’70 e ’80. Il loro rapporto si concluse bruscamente quando, nel 1990, Bill Clinton minacciò di distruggerla se avesse parlato ai media del loro rapporto. Sia nell’intervista al Daily Mail che nel libro uscito quest’anno, “The Other Woman”, offre una visione unica sul matrimonio dei Clinton e il trattamento che la coppia ha riservato alle donne che hanno accusato l’ex presidente di infedeltà o violenza sessuale nel corso degli anni.
Kyle, nata in Arkansas, che nel frattempo ha fatto amicizia con molte delle donne che hanno accusato Clinton di violenza sessuale, afferma che si è decisa a farsi avanti dopo aver sentito Hillary Clinton nel corso della campagna elettorale, e che le donne che hanno subito violentate o aggredite sessualmente, hanno il “diritto di essere credute, vanno sostenute”. “Ho pensato: bugiarda, ipocrita”, dice la Kyle e sostiene che tutti gli attacchi alla sua reputazione e contro le donne che hanno avuto rapporti o sono state aggredite da Clinton mostrano che la moglie non è una sostenitrice delle donne o delle vittime di violenza sessuale.
Il primo incontro tra Kyle e Clinton avvenne in un country club a Hot Springs in Arkansas, quando lei aveva 11 anni e lui soltanto 13 ma già da allora, scattò un “colpo di fulmine”, fu attrazione immediata ma ebbero rapporti sessuali solo nel 1974, dopo il divorzio di Kyle dal primo marito. Un rapporto, in generale, andato avanti per trenta anni mentre ciascuno faceva le sue esperienze di vita: il matrimonio di Bill Clinton e Hillary, le nuove nozze di Kyle. La donna afferma che Clinton spesso le diceva di essere infelicemente sposato, chiamava Hillary “la guardiana”, ammettendo la sessodipendenza e lamentando che dopo il trasferimento a Yale con la moglie, il sesso con Kyle era terminato.
Nel 1979, in uno degli incontri clandestini, Kyle afferma che Clinton, allora governatore, le confidò di essere disperato all’idea di avere un figlio per ragioni politiche. La donna inizialmente pensava che volesse un figlio con lei, fin quando Clinton ha chiarito che voleva averne uno con Hillary ma che era preoccupato per alcune voci politiche secondo cui la moglie era lesbica. “Con Hillary dobbiamo apparire come una coppia normale – racconta la Kyle – abbiamo bisogno di distogliere l’attenzione dallo stile di vita della “guardiana”. “Non disse apertamente che Hillary è una lesbica”, ha aggiunto, “non ha dovuto precisare che cosa significa… Tutti a Little Rock erano a conoscenza delle voci che Hillary era lesbica mentre di Bill dicevano che era un libidinoso”. Kyle incontrò Hillary nel 1972 e afferma che rimase “scioccata dall‘aspetto trasandato, scarsa igiene, vestita come una donna di mezz’età. Non potevo credere, pensavo che Bill si stesse prendendo gioco di me”.
A presentarle fu Bill in aeroporto ma Kyle non riusciva “a immaginare come lui potesse presentarla in pubblico. Indossava un abito marrone deforme, forse per nascondere il corpo, era lungo ma non abbastanza poiché si vedevano polpacci e caviglie grossi. Ma il suo odore è la cosa che ricordo di più: insopportabile, di sudore e capelli grassi”. Da quel giorno, sostiene Kyle, Bill chiamò Hillary “la guardiana“, poiché voleva mantenere il controllo su lui. Soprannome, secondo la donna, che si adattava alla reputazione di Hillary in Arkansas, dove spesso era considerata come una settentrionale grossolana che disprezzava il tradizionale ruolo di first lady dell’Arkansas. Sempre secondo Kyle, spuntavano costantemente storie sul carattere di Hillary e ne ricorda una: la notte che Clinton perse la corsa al Congresso, nel 1974, sembra si sia scagliata contro un componente ebreo dello staff della campagna con un insulto antisemita: “Bastardo ebreo di merda”.
Kyle afferma di aver sofferto di dipendenza sessuale dopo essere stata violentata da adolescente, rammenta una conversazione sincera avuta con Bill Clinton e anche lui affermò di essere sessodipendente. Se ne rese conto dopo aver risposto allo stesso test di auto-diagnosi che aveva fatto la Kyle.
“Non so se Hillary avesse consapevolezza del problema del marito, che peraltro può essere curato. Invece ha cercato di controllarlo, il che vuol dire essere co-dipendente e un facilitatore…”. Ricorda una conversazione che ha avuto con Clinton, sulla famosa affermazione di Wilt Chamberlain che era andato a letto con 20.000 donne: “Hmmm… E’ 10 volte di più di quanto abbia fatto io”, disse Clinton. “Nella sua voce c’era ammirazione e forse anche un po’ di gelosia”, aggiunge la Kyle.
La storia si concluse nel 1994, dopo le minacce di Clinton al telefono. L’ex presidente ha negato l’esistenza di una relazione sessuale con la donna, come affermò durante una deposizione nel processo per molestie sessuali di cui lo accusava Paula Jones. Kyle afferma di essere rimasta scioccata nel sentire che Clinton mentiva sulla loro relazione, è rimasta scioccata dalle bugie. Poco prima della testimonianza di Clinton, i suoi avvocati avevano cercato di impedirle di testimoniare nel caso Jones: il rapporto era stato consensuale e le sue dichiarazioni dunque erano irrilevanti. Ma alla fine testimoniò.
La donna sostiene che vede due pesi e due misure nel modo in cui i media trattano le molestie di Clinton e quelle di Trump. “Non sto dicendo che (Trump) non abbia guardato con malizia o dato una pacca a una donna ma i media si concentrano su questo ogni giorno, mentre Bill Clinton ha violentato una donna e aggredito sessualmente chissà quante altre”. Afferma che da quando ha pubblicato il suo libro, all’inizio di quest’anno, è stata contattata da più donne che hanno subito molestie da Clinton ma non vogliono ammetterlo pubblicamente. “Hanno paura del giudizio dei familiari, sanno che i principali media, le distruggerebbero e quindi non dicono nulla”.