«Fuori di qua lesbica!». Quando Sabrina Di Biase, 34 anni ha trovato la scritta sul suo armadietto, negli spogliatoi dell’ospedale Manzoni di Lecco, un tuffo al cuore lo ha avuto. E forse, ma lei non lo ammette, ha dovuto anche trattenere le lacrime.
Lei, mamma di quattro figli e una relazione turbolenta alle spalle, ha scoperto di essere lesbica solo un anno fa. E ad aprile ha incontrato l’amore della sua vita con il quale convolerà a nozze il prossimo anno. La dipendente della struttura ospedaliera di Lecco, è stata più volte bersaglio di frasi omofobiche. L’ultima offesa ha passato il segno, con un vero e proprio atto vandalico. «E’ un fatto increscioso – dice il sindacalista Massimo Coppia della Uil – Stiamo valutando nuove strategie per la lotta alla discriminazione sofferta da chi è più debole nei posti di lavoro». «Sono sconvolto da tanta assurda cattiveria. E’ sempre triste constatare che ancora oggi, nel 2019 esistono situazioni come queste» commenta Mauro Pirovano, presidente dell’associazione «Renzo e Lucio».
Ma quello avvenuto all’ospedale non è stato l’unico inquietante caso di violenza verbale contro gli omosessuali avvenuto nel Lecchese la scorsa settimana. «Se per assenza di libertà di stampa intendi che lobby criminali come quelle degli Lgbt non possono far propaganda di un pensiero malato e contro natura hai ragione: veramente scandaloso che si protegga e si sostenga la famiglia tradizionale». La frase è di Giovanni Pasquini, segretario della sezione Brianza Lecchese «Gianfranco Miglio». Parole che l’ex sindaco di Oggiono, anche lio leghista, Roberto paolo Ferrari Roberto Ferrari non ha esitato a definire «aberranti, che non rispecchiano il pensiero del movimento».