Marco, diciotto anni, il nome è di fantasia, ha raccontato la sua esperienza negli scout ai microfoni di Radio Cusano Campus, la radio dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. “Ci sono diverse sezioni negli scout, io appartengo a quella che si ritrova la domenica mattina per andare insieme a messa. Nel corso degli anni negli scout sono stato coinvolto in molte attività. Sono entrato quando avevo 8 anni ed ho iniziato a lavorare su delle piccole attività manovali. Poi dai lupetti sono passato al reparto, lì si iniziano a fare le escursioni, a montare le tende, a stare molto a contatto con la natura. Il reparto comprende gli scout che vanno tra gli 11 e i 15 anni di età, lì iniziano nelle escursioni”.
Sulle escursioni: “Al reparto, durante le escusioni, gli scout iniziano a pensare al sesso, a parlarne, ma a quell’età non succede ancora niente”. Dopo il reparto, che va dagli 11 ai 15 anni, c’è un anno di noviziato e poi ci sono anni di clan. In questi anni le esperienze si fanno più diversificate: “Ci sono ragazzi che a quell’età iniziano a fare uso di droghe leggere e poi le portano all’interno degli scout. Ci sono i capi che controllano, ragazzi tra i 24 e i 28 anni, ma di alcune cose in alcuni casi non si accorgono, almeno è quello che ho potuto provare io per mia esperienza diretta. Nei campi alcune volte vengono lasciati i ragazzi da soli, partono per un giorno e una notte. A me è capitato con un gruppo da 3. Dalla mattina fino alla mattina del giorno dopo. In quel giorno, una coppia accanto a me, sempre all’interno degli scout, ha fatto sesso, mentre noi ci facevamo le canne“.
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Sull’omosessualità negli scout cattolici: “Non si può dichiarare e se viene scoperta si tende ad emarginare, ma esiste. Se c’è uno scout omosessuale viene fatto parlare con i capi, si cerca di capire se è vero o meno che sia gay. Se si capisce che effettivamente lo scout è omosessuale di solito viene portato ad andarsene”. Negli scout c’è nonnismo, spiega Marco: “Di solito avviene al reparto. un ragazzo di primo anno è costretto dal capo squadriglia a lavare le pentole, a fare la legna, mentre il capo controlla e non fa niente. Questo è stato uno dei motivi che mi ha spinto ad abbandonare per due anni gli scout, ho subito in prima persona episodi di nonnismo. Quelli più grandi fanno fare tutto ai più piccoli”.