Lazza, nome d’arte di Jacopo Lazzarini, è tornato sulla vicenda del fan denunciato per molestie.
“Ciao Lazza, sono un tuo fan”. Sera del 6 gennaio scorso, il 29enne milanese, riceve una prima telefonata sullo smartphone: non risponde perché non riconosce il numero tra quelli in rubrica.
Arriva una seconda chiamata. Diversi squilli. A quel punto, l’artista decide di aprire la conversazione: “Chi è?”. “Ciao Lazza, sono un tuo ammiratore”, replica l’interlocutore. Che poi continua più o meno così: “Volevo farti i complimenti e chiederti se possiamo vederci per fare una foto insieme”.
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Il cantante chiede allo sconosciuto come si sia procurato il numero di cellulare. E l’altro spiega candidamente – non si sa ancora se dicendo la verità o inventando una scusa – di essere un dipendente di una compagnia telefonica e di aver scovato il suo contatto inserendo i dati anagrafici nel server. Il dialogo si interrompe immediatamente, ma la storia non finisce lì.
Lazza si è presentato così, il giorno dopo, in caserma, più irritato per l’illegittima e sgradita intrusione nella vita privata che impaurito per quello che era successo, per presentare una querela ai carabinieri: il reato ipotizzato è quello descritto all’articolo 660 del codice penale, che, sotto la fattispecie “molestia o disturbo alle persone“, punisce con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro “chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo”.
Il rapper ha spiegato in una storia sul suo profilo Instagram le motivazioni che lo hanno spinto a presentare querela ai carabinieri contro la persona che, il 6 gennaio scorso, lo ha più volte contattato sullo smartphone chiedendo un incontro e spiegando di aver trovato il suo numero in quanto dipendente di una compagnia telefonica.
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“Facciamo chiarezza – scrive Lazza sui social – Non è questione di mettere nei guai un fan per una foto, indipendentemente dalla modalità con cui è stata chiesta. È questione di risalire a una persona che: ha recuperato il mio numero perché, a suo dire, lavora per una società telefonica; mi ha tartassato di chiamate in cui mi ricordava che aveva l’indirizzo di casa mia, della mia famiglia, e altre informazioni sensibili, e vi assicuro che erano corrette; ha fatto tutto senza mai metterci la faccia. È già successo in passato che il mio numero venisse divulgato, fa parte del gioco. Quello che non fa parte del gioco è mettere in mezzo la mia famiglia o persone a me care”.