Lei è una nota cantante napoletana, sua figlia che chiameremo Arianna perché ha solo 14 anni e la sua identità va tutelata, è una ragazzina bella e solare finita in un girone infernale dal quale non riesce più a venire fuori. La volontà, e il dovere, di proteggere il vero nome della piccola Arianna, ci impongono di non rivelare nemmeno quello di sua madre che invece non avrebbe esitato a farlo se ciò – spiega – fosse servito a rendere la sua denuncia più autorevole e il suo grido d’allarme più forte.
«Devo salvare mia figlia e non me ne frega niente di far sapere a tutti il dramma che sto vivendo. Anzi, voglio mettere in guardia tanti genitori come me e tanti adolescenti come lei che sta bruciando la sua vita come un cerino: fate attenzione, state alla larga da questo mondo schifoso che adesso ho deciso di denunciare». Sostanze stupefacenti, alcol e prostituzione, estrema sintesi di un allarme che attraversa tutta la città, dalle piazze di spaccio di Scampia alle zone del centro, con un solo criminale obiettivo: vendere droga ai minorenni, i più fragili di tutti, quelli meno esperti e dunque i più a rischio a cui senza troppe difficoltà si riesce a rifilare anche i “prodotti” peggiori con le conseguenze che è facile immaginare. Gente senza scrupoli e spacciatori che campano sulla pelle di questi “bambini”, droghe sintetiche e miscugli alcolici consumati nei locali notturni di Napoli e dintorni alla faccia di ogni regola.
Un giro d’affari enorme che ruota intorno allo «sballo» dei ragazzini: 13, 14 anni o poco più, bambini appena cresciuti a caccia di sensazioni forti e pronti a tutto pur di procurarsi la «roba». Ed è proprio in un giro come questo che Arianna è finita, un pozzo buio e profondo dal quale nessuno riesce a tirarla fuori. Nemmeno la mamma che, per la prima volta da quando ha scoperto in che mondo fosse finita la figlia, dopo aver messo insieme una sfilza di denunce, dai carabinieri alla procura per i minori, ammette di non essere più in grado di farcela da sola e chiede aiuto sperando che qualcuno almeno stavolta la ascolti. Un anno fa aveva già provato a gridare la sua rabbia contro chi vendeva alcol e droga ai minorenni, uno sfogo affidato a un giornale cittadino, senza però trovare il coraggio di parlare anche di sua figlia. Oggi invece lo fa, un anno le è sembrato un secolo: è arrivato il momento di dire basta.
Come sta Arianna?
«Male. Stanotte manco è tornata. È uscita alle quattro del pomeriggio e si è ripresentata solo adesso che è mezzogiorno. Per la prima volta non sono andata nemmeno a cercarla, credetemi: sono sfinita e dovrei pure lavorare. Non ce la faccio più a passare le notti in giro per i locali notturni della città puntando la luce del cellulare in faccia a tutti i ragazzini che incontro».
Sua figlia ha solo 14 anni, normalmente esce e torna a casa il giorno dopo?
«Sempre più spesso. E quando torna è talmente stravolta che è impossibile anche parlarle. Sembra uno zombie, è così aggressiva che se mi permetto di contraddirla rischio pure che mi mette le mani addosso».
Dove passa le serate Arianna? Sempre nei locali notturni?
«No, non solo lì. Frequenta anche il centro storico».
Quali zone precisamente?
«Da piazza Bellini a piazza Monteoliveto. E poi la parte di Mezzocannone, nei pressi dell’università Orientale: qui c’è fisso un gruppo di extracomunitari che spaccia droga a tutte le ore. E naturalmente anche qui si beve e si “fuma” senza problemi. Le notti in discoteca però sono le peggiori e le serate techno le più devastanti, succede di tutto. Ho visto su facebook che ce n’è una in programma sabato prossimo, già tremo al pensiero».
Ma lei che cosa ne sa delle serate techno?
«Diciamo che purtroppo le “frequento”. Mi conoscono perfino i buttafuori, quando arrivo all’ingresso dei locali mi accolgono con tutti gli onori “prego, signora si accomodi”. Lo sanno bene che cerco mia figlia, a volte mi aiutano pure. Il primo posto dove vado a vedere se c’è è il bagno».
Perché il bagno?
«È il luogo dove i ragazzi abitualmente cosumano le sostanze, ormai l’ho imparato. Busso a tutte le porte come una pazza, quando finalmente aprono lo spettacolo è agghiacciante. Escono a due, a tre alla volta: stravolti, colorito terreo e sguardo fisso nel vuoto, a stento parlano, fanno paura».
Quali sono le discoteche dove ha visto tutto questo?
«Quelle sul litorale di Bagnoli, ce ne sono almeno un paio, e dire che pensavo pure che fossero ben frequentate. Una si trova nella zona di Agnano e un’altra nell’area di Quarto, questa però la frequentano d’inverno perché è al chiuso. D’estate vanno tutti nelle discoteche all’aperto, vicino al mare».
Arianna è minorenne, l’ingresso in questi locali non sarebbe vietato fino a 18 anni?
«Sarebbe. Fatto sta che la trovo sempre lì insieme a tanti altri ragazzini come lei. Se è per questo anche la vendita di alcolici non sarebbe consentita ma Arianna me la porto a casa sempre ubriaca. Per non parlare d’altro».
Droga?
«Hai voglia. C’è un giro enorme, spaccio ovunque, i ragazzini sono il primo bersaglio. Sono fragili, si fanno circuire facilmente, gli fanno prendere quello che vogliono. A mia figlia, gli spacciatori, che lei definisce “amici miei”, hanno dato anche precise istruzioni su che cosa rubare a casa».
Come ha fatto a scoprirlo?
«Ho trovato dei messaggi in cui questa gente le scriveva di prendere la mia giacca di pelle, il vassoio d’argento, per non parlare dei cellulari: gliene avrò comprati una decina, tornava sempre a casa dicendo che lo aveva perso».
Da: ilmessaggero.it