ll calcio non è mai stato un posto per gay, almeno non per quelli dichiarati. Justin Fashanu è stato, nel lontano 1990, il primo calciatore a dichiararsi pubblicamente gay pagandone poi le conseguenze che l’hanno poi spinto al suicidio. Ecco la sua incredibile storia:
Siamo a Londra e Fashanu fece il suo debutto nel calcio professionistico con il Norwich City nel 1979, gioca bene, realizza innumerevoli reti per consacrarsi definitivamente l’anno successivo. Il 1980 coincide con l’apice della carriera di Justin Fashanu. A fine stagione gli verrà assegnato il premio dalla BBC per il gol più bello dell’anno. Il gol ai Reds, insieme agli altri 39 segnati nelle 103 presenze con la maglia giallo verde, porta definitivamente il suo nome alla ribalta nazionale, tanto che l’estate successiva divenne il primo giocatore di colore britannico valutato un milione di sterline e nonostante fosse “fidanzato” con una ragazza, la sua frequentazione di locali gay suscitò l’attenzione del gossip britannico, dei suoi compagni e del suo allenatore.
Già al tempo giravano voci che Justin Fashanu frequentasse bar e locali gay. Clough ne era disturbato e lo chiamò «un fottuto finocchio» così come nella sua autobiografia esprime rimorso per non aver saputo essere psicologicamente vicino a Fashanu, forse troppo ingenuo nel dichiararsi in un ambiente come quello del football professionista che riversò su di lui una pura valanga di ostilità. Gli anni ’90 sono un passo che porta ad oggi, anni nei quali il gay pride si fa sentire fortemente, anni in cui essere omosessuale comincia a non essere considerato una malattia, una sorta di periodo in cui l’informazione esplode ed i diritti anche. Il suo coming out però stroncò la sua ascesa nel calcio inglese. Il fratello, anch’egli calciatore, dalla vergogna lo ripudiò letteralmente, la comunità nera britannica valutò l’azione di Fashnau come “svergognata, un affronto alla comunità nera, un danno d’immagine patetico ed imperdonabile”e fu accolto con ostilità anche dal mondo sportivo e dagli “amici” in campo. Justin cambiò 12 squadre nei successivi 10 anni di carriera, toccando anche Stati Uniti, Canada, Scozia e Svezia e finì per ritrovarsi coinvolto in un’accusa di violenza carnale ai danni di un ragazzo 17enne americano che, nonostante non ci fossero prove concrete, la vergogna di questa accusa portarono il calciatore, nel 1998, al suicidio. “Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. – dichiarò Justin ai tabloid inglesi – Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodiché la mattina lui mi ha chiesto denaro. Quando io ho risposto di no, mi ha minacciato dicendomi di aspettarmi di tutto. Sperò che il Gesù che amo mi accolga: troverò la pace, infine”. Oggi, a distanza di quasi 30 anni dal primo coming out del calcio, la situazione tra gli sportivi non è del tutto cambiata. Negli stadi essere omosessuale è ancora un tabù che si spera presto venga abolito.