Da: Lorenzo Bertocchi per “la Verità”
Due dei quattro cardinali che firmarono i famosi dubia a proposito di alcuni passaggi dell’esortazione Amoris laetitia, domande a cui il Papa non ha mai risposto, hanno deciso di uscire allo scoperto alla vigilia dell’Incontro in programma da giovedì a domenica in Vaticano per gli abusi del clero.
Si tratta dei cardinali Raymond Burke e Walter Brandmüller, gli unici ancora in vita delle quattro porpore che si rivolsero al Papa perché facesse chiarezza su alcune questioni di teologia morale. «Di fronte alla deriva in atto», scrivono i due cardinali rivolgendosi ai partecipanti all’ incontro in Vaticano, «sembra che il problema si riduca a quello degli abusi dei minori, un orribile crimine, specialmente quando perpetrato da un sacerdote, che però è solo parte di una crisi ben più vasta».
È questo il nuovo dubia che si pongono i due cardinali, più volte attaccati, Burke anche recentemente e in modo piuttosto tendenzioso nel libro Sodoma di Frederic Martel, per le loro posizioni «tradizionaliste». Ogni riferimento agli abusi su adulti vulnerabili (quindi anche i seminaristi abusati da un vescovo, ad esempio) è stato defalcato dal programma che, come spiegato nella conferenza stampa di presentazione di lunedì, si concentra solo sugli abusi sui minori.
L’omosessualità, ha spiegato, il cardinale Blase Cupich «di per sé non è una causa», pur riconoscendo il dramma dei numeri che vedono tra le vittime del clero soprattutto giovani e giovanissimi adolescenti. Ma il punto è chiaro: l’omosessualità è fuori dall’agenda, la causa è stata identificata nell’abuso di potere, definito dal Papa «clericalismo».
«Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali», rispondono i due cardinali, «ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa».
Per questo sottolineano che il problema non può essere eluso. «La piaga dell’agenda omosessuale è diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà. Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell’ atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l’ esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione».
Burke e Brandmüller chiedono che l’omertà sia vinta anche per la questione omosessualità, che ritengono una piaga nella piaga. «Di fronte a questa situazione, cardinali e vescovi tacciono. Tacerete anche voi in occasione della riunione convocata in Vaticano?». «Siamo tra coloro che nel 2016 interpellarono il Santo Padre sui dubia che dividevano la Chiesa dopo le conclusioni del Sinodo sulla famiglia», si legge ancora nella lettera diffusa ieri nel tardo pomeriggio.
«Oggi quei dubia non solo non hanno avuto risposta, ma sono parte di una più generale crisi della fede. Perciò, vi incoraggiamo ad alzare la voce per salvaguardare e proclamare l’ integrità della dottrina della Chiesa».
È verosimile che il loro sarà un altro appello senza risposte, o forse qualche sparuto vescovo partecipante proverà a porre il problema dell’ omosessualità nel clero? È difficile pensarlo, proprio perché il tema dell’ incontro è stato blindato su una questione specifica. Intanto un’ assenza tra i relatori e tra i membri del Comitato organizzativo dell’ incontro solleva un altro dubia. Perché il presidente della Pontificia commissione per la tutela dei minori, cardinale Sean O’ Malley, è di fatto escluso da ogni ruolo di rilievo? Si dice che i suoi rapporti con il Papa, un tempo cordialissimi, siano assai raffreddati.
Lorenzo Bertocchi per “la Verità”