«La storia è una cosa seria, l’ omosessualità no!». Uno striscione sulla cancellata di Palazzo Nuovo, a poche ore dall’ annuncio che l’ Università inaugurerà al Dams un corso in Storia dell’ omosessualità, accende le polemiche. Il messaggio che contesta la scelta dell’ ateneo è del movimento di destra Forza Nuova, che lo ha esposto nella notte tra martedì e mercoledì, bollando la novità come «Corso di propaganda omosessualista che invitiamo a boicottare».
«Alcuni militanti di Forza Nuova hanno attaccato uno squallido striscione sul cancello di Palazzo Nuovo – affermano i militanti dello spazio occupato Manituana, che lo hanno rimosso -. Finché queste persone non saranno in grado di documentarsi sulla storia, continueremo a trovarci davanti ad una mentalità estremamente chiusa e retrograda».
A Torino la prima cattedra di Storia dell’omosessualità
La polemica a distanza Anche il Popolo della Famiglia ha attaccato il corso. «Davvero, non si capisce come una università seria come quella torinese – ha detto il leader Mario Adinolfi – si sia piegata a questa pagliacciata senza senso. Nella città piemontese ormai la lobby lgbt domina anche politicamente». La replica dell’ assessore Giusta, però, non si è fatta attendere: «Adinolfi insulta gli studenti e le studentesse del Dams, è evidente che il suo cervello è dominato da una fantomatica lobby gay che lui e solo lui può vedere».
Il Consiglio regionale si è schierato a difesa del corso: «Quest’ anno come comitato Resistenza e Costituzione del consiglio regionale dedicheremo il Giorno della Memoria alle persecuzioni degli omosessuali da parte del nazifascismo. Lo faremo proprio perché la storia è una cosa seria – afferma Nino Boeti, vice presidente del consiglio regionale -. Forza Nuova non perde occasione per dimostrare, con la propria intolleranza, la distanza dai valori della società civile e democratica. Bene ha fatto l’ Università di Torino a istituire un corso sulla Storia dell’ omosessualità: chiederò di partecipare come uditore alla prima lezione inaugurale».
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L’ assessora regionale alle Pari Opportunità, Monica Cerutti, esprime «solidarietà e vicinanza al rettore Ajani. Il vergognoso striscione affisso ai cancelli dell’ Università è la prova dell’ urgente necessità che abbiamo del corso che il rettore ha promosso. Evidentemente ancora molti non conoscono la storia del movimento lgbt e le lotte che in tutto il mondo gli attivisti hanno dovuto portare avanti, e debbono ancora condurre, anche a costo della vita stessa. Chi ha la memoria corta si documenti su cosa è successo in Cecenia pochi mesi fa».
Il rettore Gianmaria Ajani, ha replicato all’ attacco ricordando che «gli studi di genere sono molto radicati e diffusi negli Stati Uniti come nel resto d’ Europa. La volgarità di certe reazioni dimostra quanto bisogno ci sia di conoscenza proprio su questi temi». Il rettore respinge al mittente la richiesta di eliminare i crediti formativi per coloro che frequentano il corso: «Non scherziamo, è un corso ufficiale con tanto di docente a contratto. La ratio di questa iniziativa è contribuire a fare cultura sui temi di genere che rappresentano un’ ampia area di studio da almeno 20 anni. Intendiamo colmare un vuoto di conoscenza».
Da: la Stampa