Da: PerugiaToday
“Prima non c’era la Lega, ora sì. Nel 2020 questa legge sarà la prima cosa che verrà polverizzata”. La legge in questione è legge regionale 3 dell’11 aprile 2017, giornalisticamente riassumibile in legge contro l’omofobia, approvata a Palazzo Cesaroni in un giorno di fuoco, in una seduta fiume tra le urla e una marea di emendamenti. E il consigliere regionale Valerio Mancini è pronto a “cancellarla” il giorno dopo le elezioni per Palazzo Donini. E con lui tutta la Lega.
La campagna elettorale è aperta, apertissima. Spalancata. E il Carroccio cannoneggia sulla Giunta Marini e la Regione Umbria, brandendo il “Protocollo per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni in ragione dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere” come le mazze dei Baseball Furies ne I Guerrieri della notte.
“Il punto – spiega il senatore Simone Pillon – è che il protocollo che la Regione Umbria ha proposto agli enti pubblici va contro la legge. E’ totalmente illegittimo“. E ancora: “Omphalos, Arcigay e altri vanno a fare direttamente formazione agli studenti nelle scuole. La legge regionale, grazie anche al nostro intervento in consiglio, lo ha escluso del tutto. Non si tratta altro che di formazione ideologica sul gender ai bambini”.
Ultima bordata: “Così facendo, il protocollo della Regione Umbria va contro la convenzione Onu per i diritti del fanciullo”. In sintesi, secondo Pillon, “vogliono indottrinare i figli, escludendo i genitori. Quello che era stato cacciato dalla legge si cerca di farlo rientrare dalla finestra. Siamo di fronte alla più totale illegittimità e illegalità“. Riassunto da titolo giornalistico? “Questo protocollo consegna i bambini alle lobby gay“, tuona Pillon.