Michelle Delmiglio, all’anagrafe Riccardo, vive in provincia di Brescia ed è proprio li che, dopo anni di ricerca, lo scorso maggio aveva finalmente trovato un impiego come lavapiatti in una struttura pubblica. Un contratto a tempo determinato e un sogno che stava per realizzarsi. “ Non mi sembrava vero – ha dichiarato la ragazza – finalmente avevo uno stipendio fisso, una base per fare progetti e costruirmi un futuro. Ho dato il massimo sul posto del lavoro ricevendo anche una lettera di elogi dalla responsabile della struttura fino a quando il suo posto di responsabile è stato preso da un’altra persona, un uomo, che ha fatto di tutto per farmi lasciare a casa. Non mi sono mai fatta scoraggiare, sono andata avanti in silenzio fino a quando una sua nota negativa ha fatto si che il mio contratto non fosse rinnovato. Sono stata condannata non per il mio lavoro, che ho sempre svolto benissimo, ma perché sono transessuale”.
Michelle ha 29 anni ed è stufa di essere discriminata ed emarginata dalla società: “ Mi sono sempre sentita donna, fin da piccola. A 15 anni i primi ormoni, poi la scelta di parlarne a scuola ma anche li, parliamo di 15 anni fa e le cose erano diverse da oggi, i professori non mi sono stati vicino, ne loro ne i compagni di scuola così ho lasciato perdere. L’unica ancora di salvezza è stata mio padre, comandante di stazione dei Carabinieri, che è stato capace di mettere da parte tutto e tutti per vedere me felice. È lui che ha pagato i miei interventi al seno e che mi sostiene economicamente”.
Spesso viene consigliato a Michelle di cambiare città, di fare le valige e partire perché la città in cui vive, forse, ancora non è pronta a questi “cambiamenti” ma lei non ne vuole sapere: “ Vivo qui, non voglio scappare, amo la mia città e le mie origini, scappare non serve a nulla. Spero solo di trovare qualcuno che vada oltre e che mi giudichi per le mie capacità professionali e non per la mia identità sessuale”.