Da: Espresso.it
Kena e Ziki sono due adolescenti, vivono in un villaggio di provincia e i loro rispettivi padri sono entrati in competizione per un posto nell’assemblea della contea. Si conoscono, diventano amiche e, nel giro di poco, si innamorano. Nulla di male, se non fosse che sono nate in Kenya, Paese che vieta per legge le unioni omosessuali e che arriva a punire «le conoscenze carnali contro l’ordine della natura» fino a un massimo di 14 anni di reclusione.
Su questo amore proibito si gioca la storia di “Rafiki” (amica, in lingua swahili), secondo lungometraggio della regista keniana Wanuri Kahi. Il film è piaciuto alla giuria del Festival di Cannes, che lo ha ammesso a partecipare all’edizione 2018 nella sezione “Un Certain Regard”. Sulla carta un successo per tutto il Kenya, che per la prima volta è in concorso alla prestigiosa rassegna della Costa Azzurra. E invece a Nairobi non hanno gradito, tanto che la commissione apposita ha deciso di vietare la sua proiezione in tutto il Kenya, perché «promuove il lesbismo e va contro i valori del Paese».
Ma il Kenya non è certo da solo in questa strenua difesa delle “virtù morali tradizionali”: 34 Stati africani su 56 considerano illegali le unioni tra due persone delle stesso sesso. In nove di questi il divieto di matrimonio tra persone omosessuali è stato inserito nella Costituzione. In Sudan, Mauritania e in alcune regioni della Nigeria e della Somalia, la punizione prevista è la pena di morte.
Da anni gli attivisti accusano il governo del presidente Kenyatta di discriminazioni e repressione nei confronti della comunità LGBT, nonostante la Costituzione approvata nel 2010 garantisca libertà di espressione a tutti i cittadini. Qualche settimana fa Kenyatta ha ribadito che «i diritti dei gay non ci importano e non sono un problema». Dopo appelli e battaglie cadute nel vuoto, però, a marzo la Corte d’Appello keniana ha ribaltato una precedente sentenza stabilendo che le ispezioni anali nei confronti delle persone accusate di omosessualità sono illegali. Una piccola vittoria in un’Africa che fatica a cancellare leggi e tradizioni del suo passato coloniale.