Fa meno paura di una volta, eppure nell’indifferenza più totale continua ad infettare. Complici un abbassamento della soglia di attenzione, quasi come se fosse un qualcosa di ormai superato, e poche campagne di prevenzione, del virus e della malattia scoperti nei primi anni ’80 se ne parla sempre meno. E il risultato è disastroso: sulla sindrome da immunodeficienza acquisita continuano a regnare stereotipi, pregiudizi e falsi miti, mentre le ultime generazioni ne sanno poco o nulla. “120 battiti al minuto”, film denuncia sull’Aids attraverso la storia del movimento attivista Act Up e l’amore tra due uomini, in uscita nelle sale italiane giovedì 5 ottobre, non poteva che arrivare nel momento più giusto per risvegliare le coscienze, ma anche educare e far luce sulla malattia.
Otto anni senza terapia e dà scacco all’HIV: la storia
Intento nobile, di cui purtroppo non potranno beneficiare tutti: nel Belpaese, la pellicola diretta da Robin Campillo, che ha trionfato al Festival di Cannes – conquistando il Grand Prix, il Premio Fipresci e la Queer Palm – e in lizza agli Oscar 2018, sarà vietata ai minori di anni 14. Non per tutti, a differenza della Francia, dove il film è stata proiettato con successo lo scorso agosto, senza alcun tipo di censura.
Una decisione, quella presa dalla commissione censura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, accolta con grande amarezza da Teodora Film, casa distributrice del film in Italia: «Abbiamo sperato fino all’ultimo che 120 Battiti al minuto riuscisse ad arrivare nelle sale italiane come ‘Film per tutti’: sarebbe stato un segnale forte, per dimostrare che gli uomini che amano altri uomini non spaventano più nessuno. Così non sarà. Quello che ci dispiace constatare è che, ancora una volta, si è scelto di usare due pesi e due misure: perché, e di questo siamo convinti, se i protagonisti di 120 Battiti al minuto fossero stati un uomo e una donna, oggi non saremmo qui a parlare di visti censura», commenta in una nota Teodora, denunciando ancora l’omofobia imperante, la paura del diverso e come, ancora nel 2017, parlare di Aids continui ad essere un tabù.
Madre conservatrice brucia Teen Vogue: “non potete insegnare ai nostri figli sodomia e perversioni. È rischioso per contagi dell’HIV”
Nel frattempo, su internet non sono mancati insulti omofobi al film, come ci ha fatto sapere proprio la Teodora. “Quanti animali innocenti vivisezionati per curare questi cosi?”, hanno scritto in un post a commento di un’intervista al regista Robin Campillo e al protagonista Arnaud Valois pubblicata da un importante sito internet italiano. Siamo di fronte all’ennesimo esempio di quei “leoni da tastiera” (come li hanno definiti in Teodora) che nelle ultime settimane hanno approfittato dell’uscita del film per tornare a esibire con orgoglio la propria – quella sì, incurabile – ignoranza. E così, dopo che un’altra buona occasione per abbattere silenzio e ignoranza è andata sprecata, non ci resta che constatare come la strada da fare sia sempre più lunga e in salita.