Avevano offeso un collega omosessuale, e per questo sono stati puniti. Due poliziotti di Milano, entrambi in servizio in questura, la scorsa estate avevano scritto “frocio” sull’armadietto di un agente. E avevano fatto circolare voci su una sua presunta (e assolutamente falsa) frequentazione con una prostituta transessuale. Per entrambi i poliziotti è scattato un richiamo scritto.
A riportare la notizia è stata Repubblica.it. Una nota indelebile sullo stato di servizio, che li accompagnerà per tutta la carriera. Uno dei due è stato anche trasferito, anche se quest’ultima decisione “non va intesa in senso strettamente disciplinare, ma in un’ottica di organizzazione dei servizi”, come si apprende dal ministero dell’Interno. Per contro, il poliziotto che era stato offeso dai colleghi è stato destinato a un qualificato incarico operativo, da svolgersi in borghese. Il caso del poliziotto offeso in questura era stato portato come esempio di discriminazione nel convegno che l’associazione di gay in divisa Polis Aperta ha tenuto a ottobre alla Casa dei Diritti in via De Amicis. “La risposta da parte dei vertici milanesi della polizia, pronta e decisa, è un segnale molto importante. Anche nelle forze armate e negli organi di polizia, grazie a provvedimenti come quello deciso dalla questura di Milano, sta finalmente passando il concetto per cui l’omofobia non può in alcun modo essere tollerata”, dice Gabriele Guglielmo, vicepresidente dell’associazione, che ha più di 200 iscritti. Il quadruplo, contando chi chiede aiuto senza volere comparire. Molti sono agenti di polizia locale e finanzieri delle città del nord. Ma anche alpini e imbarcati in Marina. I gay in divisa chiedono accesso ai ruoli operativi per le persone transessuali. E investimenti in formazione al personale in tutti i corpi di polizia e nelle forze armate, proprio per contrastare l’omofobia in commissariati e caserme. Un impegno che porta risultati. Lo scorso 15 settembre una comunicazione del comando dell’aeronautica militare, firmata da un generale, metteva in guardia sul fatto che “un militare che si unisce civilmente con persona dello stesso sesso non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall’ordinario”.