Dopo il David di Donatello vinto nel 2018 con il cortometraggio “Bismillah” del regista Alessandro Grande e nel 2020 con “Inverno” di Giulio Mastromauro, ma anche i riconoscimenti ottenuti da “L’afide e la formica” con Giuseppe Fiorello protagonista per la regia di Mario Vitale, percorrendo sempre il file rouge dell’impegno sociale, arriva una nuova opera cinematografica firmata Indaco Film, casa di produzione capitanata da Luca Marino.
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Si tratta de “Il vuoto”, lungometraggio del regista catanzarese Giovanni Carpanzano, tra l’altro docente presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, che debutta sul grande schermo con una storia autobiografica, grazie al sostegno della Fondazione Calabria Film Commission e del Ministero della Cultura e Regione Lazio – Fondo per l’audiovisivo, alla collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro e Ciakalabria e al supporto di Planet Multimedia.
Al centro della storia ci sono due ragazzi che si amano: Giorgio e Marco, interpretati da Gianluca Galati e Kevin Di Sole. Hanno vent’anni e due vite molto diverse. Uno è figlio di un avvocato affermato, l’altro di un agricoltore. «Man mano che il film prendeva forma in sceneggiatura si allontanava dall’autobiografia per abbracciare confini universali. Emotivamente è stato per me un lasciar andare, una catarsi. Sono ricordi duri e quando gli dai agli altri non sono più tuoi, non sei più tu. Lavorare con gli attori mi ha obbligato ad andare nei ricordi e anche quindi a portare fuori».
«Durante una lezione, spiegando ai miei alunni quanto il cinema fosse più emotivo del teatro, attraverso l’esempio di una storia d’amore omosessuale contrastato mostrai loro come fosse importante partire da una storia intima, vissuta in prima persona. In quel momento, mi sono reso conto che la mia storia personale poteva rappresentare un ottimo soggetto da sviluppare per affacciarmi al mondo del cinema» così Carpanzano, impegnato nella drammaturgia contemporanea soprattutto in ambito teatrale, rintraccia in questo episodio la genesi de “Il vuoto”, di cui, venerdì 6 ottobre, è prevista la prima proiezione nazionale al Teatro Comunale di Catanzaro.
Protagonisti sono Giorgio e Marco, ventenni provenienti da due contesti sociali differenti – uno è figlio di un avvocato affermato, l’altro di un agricoltore -, che, per difendere il proprio amore, condividono una lotta di emancipazione nonché il desiderio bruciante di emergere e trovare il proprio posto nel mondo. Attraverso un viaggio nella loro dimensione interiore, si indaga il dramma di vivere un amore impossibile destinato a soccombere in una società avvelenata dal pregiudizio e dall’inaridimento emotivo.
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«È un racconto autobiografico che esplora il labile confine tra libertà e autodistruzione, ma, oltrepassando la differenza di genere, si rivela una storia universale in cui chiunque vive un amore contrastato si può identificare. Già durante la fase di scrittura, i confini autobiografici si sono dissolti e la storia è diventata di tutti» spiega il giovane regista, sin da subito sostenuto da Marino, attento alle tematiche sociali, come appunto l’integrazione e i diritti della comunità LGBTQ+, nelle opere prodotte dalla sua Indaco Film.