L’eterosessualità è la buona a nulla del decennio. Dice ora la scienza quello che hanno detto qualche puntata di “Sex and The City” e migliaia di aperitivi tra ragazze: il sesso tra donne è assai più soddisfacente di quello tra donne e uomini. E siccome, in generale, il sesso – dice sempre la scienza – è un elisir di benessere psico-fisico propedeutico all’autostima, a sua volta propedeutica alla realizzazione personale, praticare il sesso lesbico sublima la vita di chi lo pratica come difficilmente (eufemismo) potrebbe fare quello eterosessuale. Il corollario che sta strutturandosi – e qui sta, forse, la novità prodotta dalla congiuntura attuale – è: care ragazze, in mancanza di una compagna, datevi piacere da sole, sarà comunque sempre meglio di quello che potrebbe darvi un uomo e non c’è neanche bisogno di studiare troppo: basta applicarsi.
Le percentuali del Kinsey Institute sono queste: su 53 mila americane, l’86 per cento delle lesbiche riesce a raggiungere l’orgasmo, contro il 65% delle eterosessuali. È un dato che, incrociato a quello diffuso il mese scorso dalla Public Health England (la metà delle donne tra i 25 e i 34 anni non è appagata della propria vita sessuale, ma lo è – e molto, senza se e senza ma – il settanta per cento delle donne tra i 55 e i 64 anni), conferma la ragione comunemente addotta per spiegare che il sesso tra donne è il miglior sesso possibile: ci vuole esperienza e ci vuole competenza per raggiungere il piacere femminile. Qui c’è il primo, incommensurabile guadagno: a una donna non devi insegnare niente, a un uomo molte cose – e non è affatto detto che impari, anzi: la maggior parte delle donne che fingono l’orgasmo, lo fanno per evitarsi la fatica di dover insegnare al partner come farle godere (sulla fatica che il sesso costa, in generale, la posizione generazionale dei millennial è: non c’è tempo, non c’è spazio, facciamone di meno e facciamolo virtuale).
Riporta il Guardian che le coppie lesbiche che vanno in terapia non hanno quasi mai problemi di intesa sessuale (come invece accade alla stragrande maggioranza delle coppie eterosessuali, che in terapia ci finiscono proprio per ripristinarla) e pure che le percentuali di donne che si masturbano con regolarità e piena soddisfazione è in aumento: collateralmente, fioriscono i centri di educazione sessuale femminista, dove il primo e più importante (unico, onnicomprensivo?) comandamento è “impara a darti piacere: orgasmi migliori, mondo migliore”. Oltre che alla soddisfazione psico-fisica, secondo quanto impartiscono questi nuovi corsi femministi, la masturbazione serve a prendersi cura di sé – “è sesso con qualcuno che amo”, diceva Woody Allen – e a migliorare le relazioni con gli altri e, volendo, il sesso (eventuale) con gli altri.
“Il sesso lesbico è un’esperienza sconvolgente, un misto di cura, amore, piacere, emozione e intensità che con un uomo non ho mai sperimentato” ha dichiarato al Guardian una ventenne transessuale. Non c’è spazio, per il maschio eterosessuale, da nessuna parte: questa ratifica scientifica viene impiegata per giustificare l’ennesima estromissione dell’uomo dalla vita delle donne, nella quale risulta, ormai, o di troppo o tossico. Le questioni sono due: se una nuova liberazione sessuale è in corso, è liberazione dal maschio (e quindi entrino le donne, si soddisfino da sole). All’uomo tocca il destino che abbiamo assegnato alla complessità: la rimozione di un intralcio troppo faticoso da raddrizzare (e, in fondo, inutile: ora che la scienza ha provato anche la superiorità e l’autarchia del piacere femminile, cosa ce ne faremmo?).