Da: GayBurg
È esasperante come giornali tipoIl Secolo Trentino promuovano odio e pregiudizio contro i gay.
A farlo questa volta è stato Il Secolo Trentino attraverso una presunte lettere al direttore, confezionate ad arte per giustificare e promuovere il pregiudizio.
Il fine discriminatorio appare evidente sin dal titolo: “Luca Di Tolve e Bruce Raimer: due storie oltre la propaganda ossessiva gay–friendly”. L’odio omofobico viene dunque spacciato come un “diritto” di chi detesta i gay e ama inventarsi false teirie che possano giustificare il loro disprezzo per l’amore, le vite e la famiglie di un intero gruppo sociale.
Ecco la lettera:
“Gentile direttore,
chiedo ospitalità al suo giornale perché garante di un vero pluralismo, ormai impossibile in epoca di pensiero unico.
Mio figlio, che frequenta un liceo di Trento, mi confida che la sua scuola è inondata di opuscoli con il calendario del gay pride trentino.
Lo vediamo ormai da molto tempo: il mondo gay continua a diffondere le sue tesi, dalla “normalità” dei rapporti contro natura, alla presunta “bellezza” dell’utero in affitto per coppie di uomini… Il tutto tacendo l’alto tasso di suicidi tra gay e trans, e, sempre all’interno di quel mondo, l’altissima frequenza di malattie, dall’aids all’epatite.”
Negato che i suicidi siano la conseguenza all’odio espresso dai fondamentalisti e giurato che i gay sarebbero innaturali e malati, arriva il tentativo di sostenere che quel Luca Di Tolve promosso da Mario Adinolfi e Gianfranco Amato potrebbe “curare” i gay:
“Ma non è di questo che vorrei parlare.
Il mio desiderio è solo far conoscere a chi vuole andare al di là della propaganda ossessiva gay – friendly, due storie: quella di Luca Di Tolve, protagonista della canzone di Povia (“Luca era gay”) e quella di Bruce Raimer.”
Falso. Povia denunciò Luca Di Tolve e lo diffidò dal sostenere che lui fosse il Luca di quell’orribile canzone.
Parte così la solita propaganda :
“Quarantenne, milanese, Luca Di Tolve è stato omosessuale dai 13 ai 31 anni collezionando esperienze e, soprattutto partner: poco meno di 1.900 secondo una stima del giornalista Stefano Lorenzetto, che lo ha intervistato.
Successivamente, provato da tanti eventi – dalla morte di tanti amici per Aids alla malattia – ha vissuto un intenso percorso di maturazione interiore che lo ha portato a vivere, parallelamente ad una revisione delle proprie tendenze sessuali, un riavvicinamento alla Chiesa culminato con un pellegrinaggio a Medjugorje, dove nel 2004 ha conosciuto Teresa, la ragazza che tre anni più tardi è diventata sua moglie e che lo ha reso padre.
Eletto fra i primi – era il 1990 – Mister Gay ed entrato presto nel mondo, apparentemente dorato, della moda e degli stilisti, ricorda quel periodo come agiato e disordinato: “Mi facevo mantenere. È una consuetudine piuttosto diffusa nell’ambiente gay. Conobbi Riccardo, un trentenne milanese figlio di un miliardario. Lavorava per l’industria orafa e per la moda. Agli stilisti mi presentava come il suo fidanzato. Mi versava tre milioni e mezzo di lire al mese solo per stare con lui. Più la carta di credito. Mi pagava il personal trainer perché diventassi sempre più bello e palestrato. Nel frattempo ognuno di noi aveva storie parallele. Abitavo in via Montenapoleone, giravo con l’autista e il Rolex d’oro al polso” (Il Giornale, 24.07.2011). Segue lavoro altrettanto economicamente soddisfacente: “Accompagnavo gay danarosi di tutto il mondo, soprattutto americani, nelle boutique di lusso. Il mio nome era su Spartacus, la guida internazionale per gay […] Ero arrivato a guadagnare 30 milioni al mese in questo modo” (Ibidem).”
Se tutte le dichiarazioni di Di Tolve andrebbero dimostrate (ad esempio non vinse mai il titolo di Mr Gay ma si limitò ad aggiudicarsi un titolo conquistato ad una serata tra amici alla Nuova Idea di Milano), l’evidente tentativo è quello di accusare i gay di evidenti falsità. Il fine patrebbe quello di cercare di convincere gli omofobi che i gay sarebbero tutti sieropositivi come quel Di Tolve che amava cercare sesso occasionale, negando come lo facesse per sua scelta e non certo perché gay.
L’inaccettabile lettera prosegue:
Una svolta alla sua vita inizia quando gli diagnosticano il virus dell’Hiv. Si sente ad un passo dalla morte quando inizia il suo percorso di cambiamento: “Mi resi conto che dovevo morire. Tornai ad abitare con mia madre. Alla festa che diedi per il trentesimo compleanno un ragazzo gay dimenticò a casa mia un opuscolo sulla terapia riparativa del professor Nicolosi. Lo lessi con avidità” (Ibidem).
In altre occasioni, la versione della storia cambia. Lo scopo è quello di sostenere che l’omosessualità possa essere modificata al fine di compiacere quegli integralisti che non vogliono possa esistere:
Da lì Luca inizia a rivedere criticamente il proprio orientamento sessuale e il proprio stile di vita: “Per anni hai bevuto, hai sniffato coca, hai fatto sesso con più partner contemporaneamente e in trenta pose diverse, ma sei infelice. Non riuscendo a diventare uomo, tenti con gli amplessi di appropriarti degli attributi esteriori della mascolinità, una sortadi cannibalismo collegato al godimento. Di giorno provi a difenderti da quanto vorresti fare di notte, perché ti rendi conto che ogni senso di pienezza svanisce insieme con l’eiaculazione”.
Dopo, anche grazie alla psicoterapia, viene il definitivo cambiamento: “Cominciai a lavorare sulla mia virilità [….] Sentii d’avercela fatta il giorno in cui m’invitarono con loro al bar a bere una birra. Ero tornato nel gruppo dei pari. Pensai: tu puoi essere eterosessuale, tu puoi formarti una famiglia. Era un’idea che mi faceva sentire bene […] Ora sto benissimo.
Inizia così la solita litania sul fatto che i gay farebbero bene a non essere gay dato che c’è chi dice siano sbagliati:
Non esiste alcuna prova scientifica che un individuo nasca omosessuale. Inoltre penso che le persone possano considerarsi un gradino più su delle pecore, o no? Gli animali seguono l’istinto, gli uomini la ragione. Le femmine dei criceti al primo parto spesso divorano i propri piccoli. Dovremmo tollerarlo anche nelle puerpere? Qualora l’omosessualità non fosse altro che un prodotto della natura, basterebbe a renderla desiderabile? La terapia affermativa gay propugna che la fonte del disagio risieda nella società che odia gli omosessuali. Così non è e io posso testimoniarlo. Il disagio lacerante era dentro di me, non fuori di me. Ero un gay convintissimo, effeminato,e oggi sono un’altra persona.
Giurato che i gay possano essere modificati e confirmati ai desideri dei loro genitori, la lettera inizia a raccontare una storia distorta di Money. Ripercorrendo la propaganda integralista di Gianfranco Amato sul fantomatico “gender”, l’autore della missiva asserisce che basterebbe un singola teoria scientifica sbagliata per annullare tutti i decenni di studi successivi. Lo giura Gianfranco Amato e quondi la sua tesi viene ossessivamente riproposta dai suoi adepti, incuranti di come l’asserzione sia assurda (ma le bugie ripetute ad oltranza iniziano ad essere percepite come verità dalla masse).
Per screditare uno scienziato che tentò di imporre un genere diverso da quello percepito ad un bambino a cui era stato erroneamente amputato il pene, affermano:
Da dove derivi a Money questa convinzione, in contrasto con i dati comuni della scienza, si può forse capire leggendo la sua biografia. Che ci parla di un bambino segnato da forti contrasti con il padre, dal fallimento di un matrimonio e dalla militanza a favore del matrimonio aperto, del nudismo, della bisessualità e della pedofilia. Nel 1986, ricorda John Colapinto, autore della biografia di Bruce2, Money pubblicherà un testo, Lovemaps, volto a sdoganare sadomasochismo, coprofilia, feticismo, auto-strangolamento, pedofilia.
Quasi gioiendo di come il paziente si sia suicidato ed abbia permesso ad Amato di violentare la sua memoria a fini propagandistici, questa gente pare non accorgersi di come sia proprio gente alla Di Tolve a cercare di imporre orientamenti sessuali ed identità di genere diversi da quelli naturali. Il fatto che loro si raccontino tra di loro che l’eterosensualità sarebbe l’unico modo giusto di essere, ciò non significa che possano cercare di modificarla per poi negare la loro responsabilità nei suicidi che loro stessi citano (così come la scienza ha ampliamente dimostrato).
Da: GayBurg