Paola Melato
ZIA MARIANGELA CONTINUA ANCORA A ISPIRARMI
La nipote della grande attrice, cantante e musicista, la rievoca nei suoi ricordi: “Eravamo così somiglianti che mi credevano sua figlia”.
Di Stefano Di Capua
(make-up & hair: Andrea Imperio)
Star del cinema italiano negli anni Settanta, artista verace e indimenticata. Mariangela Melato, scomparsa nel 2013 all’età di 71 anni, a causa di un tumore al pancreas, rivive attraverso i ricordi della nipote Paola, oggi musicista affermata, che da bambina ha trascorso con lei esperienze emozionanti, custodite nel profondo del suo cuore. “Sono tanti i ricordi che mi legano a mia zia”, ci dice Paola. “Grazie a lei, ho avuto l’opportunità di conoscere anche altri grandi artisti come Gigi Proietti e Renzo Arbore che rievoco sempre con grande affetto e stima”.
Paola, quali sono i ricordi più cari che ha di sua zia Mariangela?
“Sono innumerevoli i ricordi che mi legano a mia zia. In particolare, ricordo quella volta che venne a trovarmi alla colonia estiva a Pinarella di Cervia, nell’estate del 1975. Non mi aspettavo affatto che venisse a farmi visita, fu una vera e propria sorpresa che mi riempì di gioia. Ho ancora impressa nella memoria la sua immagine all’arrivo: aveva un abito lungo off-white, capelli biondi raccolti, uno stile molto minimal ma di straordinaria eleganza e bellezza, paragonabile a quello di una principessa delle fiabe. Ricordo che arrivò all’orario di cena, quando noi bimbi eravamo nel refettorio. Tutti i miei amichetti la videro; mia zia Mariangela era venuta solo per me, per la sua Paoletta (era solita chiamarmi così). Tale fu in me la gioia di vederla, che per tutta la vacanza, ebbi la sensazione di stare su una nuvoletta”.
Che ha significato per lei essere la nipote di una star mondiale?
“Tale è l’ammirazione, per non dire adorazione, verso mia zia Mariangela, che da sempre, rappresenta per me una fonte d’ispirazione nella mia musica. Cerco quanto più possibile di interpretare i brani, più che cantarli e di renderli miei, immergendomi nell’immaginifico dei testi, vivendo l’emozione delle melodie, come se le canzoni fossero brevi momenti teatrali. Questo mio modo di intendere l’arte musicale è molto vicino al modo e al metodo che mia zia Mariangela usava nell’affrontare le sue performance teatrali. Ma le nostre similitudini non si fermano solo all’aspetto interiore; le somiglio molto anche fisicamente. Più volte alcune persone mi hanno fatto notare la somiglianza particolare con l’espressione e con lo sguardo di mia zia. Qualcuno scherzosamente ha detto che più che la nipote sembro sua figlia”.
Grazie a sua zia, ha avuto modo di conoscere e di frequentare molti artisti celebri. Ci può raccontare qualche aneddoto?
“Ricordo un episodio particolarmente divertente che si verificò alla prima del film “Mimì Metallurgico ferito nell’onore” con Mariangela e Giancarlo Giannini, diretto da Lina Wertmüller. Ad un certo punto, la Wertmüller, rivolgendosi a mia zia, le disse che io non ero la figlia del fratello Ermanno bensì la sua figlia segreta, tale era la nostra somiglianza. E si divertì molto ad insistere su questa tesi, sapendo bene quanto fosse riservata zia Mariangela circa la sua vita privata”.
Nelle scorse settimane, è venuto a mancare un altro grande interprete del cinema italiano come Gigi Proietti che lei ha avuto modo di incontrare più volte, insieme a sua zia. Che ricordo ha di lui?
“Si, mi sono molto rattristata per la scomparsa del grande Gigi Proietti. Ascoltando la notizia della sua morte al telegiornale, mi è sovvenuto l’incontro che ebbi con lui a Milano, nei primi anni ’70. Mariangela e Gigi erano impegnati nella commedia musicale ‘Alleluia brava gente’, di Garinei e Giovannini. Dopo lo spettacolo ebbi la fortuna, anche se ero solo una bambina, di essere presente alla cena del cast. Ricordo la dolcezza del suo sguardo e della sua voce, che se pur baritonale, racchiudeva una gentilezza ed un garbo unici. Ad un certo punto, sorridendomi, mi chiese se fossi io la famosa Paoletta ed io, arrossendo, annuii e non riuscivo a spiegarmi come potesse conoscermi; solo dopo molto tempo, seppi da alcuni colleghi di mia zia, che Mariangela amava parlare di me, raccontando di quanto mi amasse”.
Negli anni in cui sua zia ha vissuto il grande amore con Renzo Arbore, lei si è legata molto anche lui, chiamandolo affettuosamente zio. Cosa ricorda di quegli anni?
“Si, per me lui è sempre stato zio Renzo. Ho dei ricordi splendidi e gioiosi di momenti trascorsi insieme. La famiglia, negli anni ’70, era molto unita, e non mancavano le occasioni d’incontrarlo insieme ai suoi amici artisti, durante i pranzi luculliani preparati da mia mamma Lucia. Mariangela era felice e spensierata al tempo della sua storia con Renzo Arbore. Mia madre ripeteva sempre di non averla mai vista così raggiante e splendida. Erano talmente affiatati ed innamorati che tutti pensavamo che si sarebbero sposati. Quest’idea mi rendeva felice perché Renzo è una persona adorabile, e immaginarlo insieme a Mariangela, mi riempiva di gioia. Mi rattristò molto la notizia che si fossero lasciati. Quando fui più grande, mia zia mi spiegò che, anche se lei e Renzo non stavano più insieme, erano rimasto vivo un forte legame tra loro, ma che per colpa del lavoro, purtroppo, si erano allontanati l’uno dall’altra. Quando seppi che, alcuni anni dopo, si erano riavvicinati fui enormemente felice di questo loro ritrovarsi; erano fatti per stare insieme, si completavano”.