Il Giudice libanese Rabih Maalouf ha dichiarato nella sentenza del caso che sta trattando che “l’omosessualità è una scelta personale” e che, in quanto tale, “non è punibile come reato”. La sentenza fa riferimento all’articolo 183 del codice penale libanese che recita “un atto intrapreso nell’esercizio di un diritto, senza che vi sia abuso, non può essere identificato come offesa”. In poche parole, questo vuol dire che se si sta esercitando una propria libertà senza far male a nessuno, non si sta compiendo reato. L’articolo 534 del codice penale libanese, invece, identifica l’omosessualità come “un crimine in contraddizione con le leggi della natura” e le persone che sono beccate a compiere atti omosessuali possono essere puniti con la reclusione fino ad un anno. Perciò, anche se l’omosessualità è ancora illegale in Libano, questo caso potrebbe costituire un precedente giuridico per portare alla definitiva abolizione di questo reato con le prossime decisioni.
Court declares: “the exercise of homosexuality is normal and not a criminal offence”#AboutTime #Lebanon #LGBTQ #Equality #OneLove pic.twitter.com/OWLM5iW1to
— LGBTQ Lebanon (@LGBT_Lebanon) 27 gennaio 2017
Purtroppo, però, un sondaggio svolto nel 2015 intitolato “As Long As They Stay Away (ndr. Finché stanno lontano)” ha riportato che il 64.9% dei libanesi pensano che le persone LGBT non dovrebbero essere accettate dalla società, mentre il 75.9% crede che non sia positivo per la società riconoscere come “normale” l’omosessualità. Questo fa capire come, ancora oggi, sia difficile essere un gay libero in Libano.