Il generale Roberto Vannacci continua ad essere al centro del dibattito, non solo della cronaca (per le inchieste e le sospensioni) ma anche della politica.
Il militare non ha ancora sciolto la riserva ma ormai sembra fatta per la sua candidatura alle Europee nelle fila della Lega, anche se lui apre anche ad altre ipotesi. “Devo capire se posso essere utile, e non una bandiera da sventolare. Non ho ancora deciso. Ho ricevuto anche altre offerte“.
E dopo la gonna da uomo arrivono i sexy collant…
Vannacci si racconta e svela dettagli inediti sulla sua vita. Come quando rischiò il linciaggio in Costa d’Avorio. “Ci avevano scambiato per francesi. Nella piazza di Abidjan, duemila persone contro sei su una jeep: minacce, insulti, sputi; ho pensato: qui ci mangiano. I dieci minuti – dice Vannacci a Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera – più adrenalinici della vita. Se uno di noi avesse reagito, non sarei qui a raccontarlo“. Vannacci parla anche dell’accusa asuo carico per “istigazione all’odio razziale”. Il generale allontana ogni addebito.
“La ritengo – prosegue Vannacci a Il Corriere – un’accusa totalmente infondata. Il mio libro è un’ode alle diversità. Ma l’elogio della diversità è ben diverso dalla discriminazione. La diversità consiste nel riconoscere caratteristiche diverse in ognuno di noi: cultura, origini, etnia, religione, credo politico. La discriminazione riguarda i diritti e la dignità; e nei miei libri non vi è traccia di questa esecrabile posizione ideologica“.
Vannacci poi se la prende con i travestimenti di Mengoni a Sanremo: “Mi hanno mandato la foto di Mengoni. Quando si vede un uomo con la gonna, e non siamo in Scozia e non è Carnevale, ci si fa una risatina sotto i baffi”. Poi svela: “Con mia moglie Camelia e una ragazza alla pari olandese, Rose, una sera siamo andati a Roma in un locale gay, vicino al Colosseo. È stata una serata tranquilla“.