Steve Jobs ne era convinto: bisogna limitare lo “screen time” ai bambini e ragazzini, perché i gadget tecnologici generano una dipendenza spesso incontrollabile. Dai tempi di Steve Jobs, il tema dei drogati da smartphone ha fatto molti passi avanti, fino a trasformarsi in un tormentone ricorrente sui media e nella conversazione comune. Da quasi dieci anni, ormai, a intervalli semi regolari escono sul tema libri allarmistici, ricerche pseudoscientifiche, documentari angoscianti: gli schermi led degli aggeggi tecnologici stanno trasformando i nostri bambini in drogati, urlano gli scienziati del momento, per poi essere corretti da nuovi studi che mostrano come in realtà siano gli adulti i più dipendenti da social network, fino alla prossima rivelazione.
L’ ultimo libro sul tema è uscito questo mese in America e si intitola “Irresistible: The Rise of Addictive Technology and the Business of Keeping Us Hooked“, dove l’ allarmismo cola da ogni parola. Il New York Times ha pubblicato un articolo per raccontare come ci sia una correlazione possibile tra l’ aumento dell’ uso degli smartphone da parte dei teenager e la diminuzione negli ultimi anni dell’ assunzione di droghe da parte dei ragazzini americani della stessa fascia d’ età. I liceali si drogano sempre meno e fumano sempre meno sigarette.