Se una persona sposata cambia sesso, il matrimonio non va sciolto. È quanto deciso dal giudice civile di Roma. La questione è nata da un uomo che, dopo 12 anni di matrimonio, ha deciso di cambiare sesso con il pieno sostegno da parte della moglie.
I due hanno poi chiesto di restare insieme, spiegando al giudice che il loro amore non è stato scalfito ma è stato rafforzato da quella storia. La domanda è stata accolta in una sentenza emessa 3 maggio, ossia prima dell’introduzione delle unioni civili. Nelle motivazioni viene citata l’Ordinanza 14329 emessa della Corte di Cassazione del 2013, nella quale i giudici si pronunciarono contro il divorzio automatico e rimisero al legislatore la necessità di colmare un vuoto legislativo. Secondo la Suprema Corte, infatti, lo scioglimento automatico del matrimonio sarebbe stato ammissibile solo a fronte di «un’altra forma di convivenza registrata, che tuteli i diritti e gli obblighi della coppia». La sentenza 8097/2015 della Corte di Cassazione sancì poi che, su richiesta della coppia, è possibile salvare il «vincolo del matrimonio» fino a quando il legislatore non avrà varato una «nuova regolamentazione».
Alla luce di queste pronunce, il Tribunale civile di Roma è schierato dalla parte della transessuale e di sua moglie, stabilendo che i coniugi hanno diritto «alla conservazione della loro dimensione relazionale quando essa assume i caratteri della stabilità e continuità del vincolo coniugale».