Di Antonio Palmentieri
“Essere prima madre e poi padre non è stato facile ma avevo un sogno nella vita e sono riuscito a realizzarlo”. Questo è il racconto di Andrea Giovanni, nato Monia nel 1989 a Ventimiglia, che sentiva il desiderio di cambiare già da quando aveva 3 anni ma che, per paura di far soffrire le persone che amava, ha rimandato per tanto tempo, fino al 2015, l’anno in cui è rinato.
Quando hai iniziato a farti le prime domande e a capire che vivevi in un corpo sbagliato?
Avevo circa 3 anni e mentre giocavo con mia sorella volevo farmi chiamare Andrea
Ma hai continuato a vivere da Monia per tanto…
Si, fino a 23 anni. Dai 18 ai 23 ho avuto una relazione con un uomo che poi è diventato il papà di mio figlio Bryan…
Poi cosa è successo?
Ho sempre represso questa cosa, anche a me stesso. Mia mamma mi ha avuto da grande, a 41 anni, sono il più piccolo di 5 fratelli e non avevo il coraggio di uscire e di affrontare tutti. Mi ero quasi rassegnato ad essere nato così, in un corpo che non sentivo mio. Poi nel 2012 ho lasciato il papà di mio figlio ed ho iniziato una relazione lesbo con una donna, lei è stata la mia prima fidanzata ed è stata una rivelazione, il primo passo della mia nuova vita…
Eri felice in quel periodo?
Si, molto. Nei primi anni di relazione eravamo entrambe donne poi, dopo tre anni, ho iniziavo a vestirmi da uomo e comportarmi come tale, in tutto e per tutto ma senza prendere ormoni: avevo deciso di fare una sorta di prova per un anno e capire se stavo facendo la cosa giusta o no, anche perché avevo un figlio e volevo che tutto fosse giusto, soprattutto per lui.
Quando hai capito che potevi lasciar andare Monia e dare il benvenuto ad Andrea?
Nel dicembre del 2015 ho fatto la mia prima puntura di ormoni ed è li che ho capito che Monia non c’era più.
E con la fidanzata com’è andata?
Abbiamo avuto circa due anni di distacco, poi ci siamo ritrovati e l’ho sposata… ma non è durata molto, dopo cinque mesi abbiamo divorziato.
Come vive tuo figlio il tuo cambiamento, lui ti ha vissuto da mamma e da papà?
Bryan è un bambino tanto intelligente. Già a 3 anni era un piccolo genio. Questo mi ha aiutato molto e lo ha aiutato a comprendere le cose più facilmente.
Gli ho parlato per la prima volta quando aveva 6 anni. Avevo deciso di essere limpido ma era pur sempre un bambino e così decisi di spiegargli tutto come se fosse una favola, nella quale io ero nato maschio ma per avere lui ero diventato una donna per poi ritornare maschietto e crescerlo.
E la favola ha funzionato?
Si e no. Ammetto che non è stato tutto facile, abbiamo avuto momenti belli ma anche dei momenti difficili e, come tutte le cose, anche lui ha avuto bisogno di tempo per capire che io non ero felice prima e che ora mi sento finalmente sereno.
Ti chiama papà?
Da qualche anno si, oggi ha 11 anni, mi parla al maschile anche se in casa ogni tanto mi chiama ancora mamma, ma lo fa anche perché si diverte. Quando usciamo, invece, mi chiama Andrea.
Com’ è il rapporto a scuola con i genitori degli altri alunni?
Sono e siamo stati molto fortunati. Bryan non ho mai avuto nessun tipo di problema con alcun compagno di classe né io con le relative famiglie. Mio figlio gioca tranquillamente con i suoi amici anche se ho messo in conto che i bulli esistono ovunque ma, per ora, l’argomento non ha riguardato mai noi.
Bryan ti racconta cosa dicono gli altri bambini del suo papà?
Si, una volta una bambina a scuola gli chiese come mai sua madre avesse la barba e lui rispose che lei era felice così.
E sul lavoro hai mai avuto difficoltà a raccontare la tua storia?
No, mai. Oggi lavoro in un supermercato e non ho mai subito alcun tipo di mobbing o bullismo da parte di colleghi o clienti, ammetto che mi ritengo fortunato. Sono sempre stato accolto molto bene, anche quando ho lavorato come carpentiere e muratore, un mondo davvero maschilista al 100% e, nonostante tutti sapessero la mia storia, mi hanno sempre fatto sentire uno di loro, nel bene e nel male.
Com’è la tua vita ora? Sei felice?
Lavoro e mi occupo di Bryan a tempo pieno. Sentimentalmente sono single ma mentalmente no. Oggi sono felice, felice di aver realizzato il sogno di diventare Andrea e di averlo fatto con al mio fianco un giovane uomo fantastico, mio figlio!
Di Antonio Palmentieri