Filippo Maria Battaglia, giornalista e scrittore, racconta a Silvana Mazzocchi per la Repubblica, la “crociata contro gli omosessuali dei politici italiani” portata avanti in modo trasversale dal dopoguerra a oggi, e settant’anni di battute, insulti e decisioni discriminatorie. Il titolo è anche la premessa-alibi con cui gli intolleranti di casa nostra cercano di giustificarsi
L’Italia è tra i paesi più omofobi d’Europa e la politica, specchio dell’elettorato e dunque dei cittadini, ne rispecchia tutti i vizi. Sono già i dati a parlare chiaro: secondo l’agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, il nostro è il Paese europeo in cui è più intensa la diffusione dell’omofobia in politica insieme alla Lituania. E le statistiche che riguardano i cittadini non sono da meno. Secondo l’Istat, quattro italiani su dieci pensano che sia poco o per niente accettabile che un omosessuale possa insegnare nella scuola elementare; uno su tre bolla come “inappropriato” che possa esercitare la professione medica e uno su cinque si dice infastidito dalla sola ipotesi di avere un omosessuale come vicino di casa.
A raccontare la “crociata omofoba dei politici italiani” portata avanti in modo trasversale dal dopoguerra a oggi e settant’anni di battute, insulti e decisioni discriminatorie andate in scena nei teatri della politica, è Filippo Maria Battaglia, giornalista e scrittore con il suo ultimo libro, Ho molti amici gay (Bollati Boringhieri) che già dal titolo, ironico e tagliente, sottolinea come l’affermazione sia generalmente la premessa-alibi con cui gli omofobi di casa nostra da sempre aprono, in privato o nelle aule parlamentari, i loro interventi mirati a legittimare le loro azioni. Il retro pensiero è sempre lo stesso: nei decenni trascorsi, ma in gran parte ancora oggi, gli omosessuali non sono ben visti né come insegnanti, né come capi scout, né come medici, né come operatori sanitari. E, soprattutto, mai e poi mai, alle persone dello stesso sesso è concesso lasciarsi andare a effusioni affettive in pubblico.
Le battaglie contro chi è stato definito “malato” o “anormale”, non hanno colore politico; La sinistra di Togliatti in principio (e non solo) e, da sempre, la destra (basti ricordare Gianfranco Fini e la censura senza appello nei confronti degli insegnanti omo), combattono più o meno apertamente il diritto di ciascuno di esprimere liberamente la propria sessualità. A prova della eterna “crociata omofoba”, Ho molti amici gay cita atti parlamentari e pubbliche prese di posizione, interventi e iniziative spesso volute perfino da chi è stato considerato un padre della Patria. Ma un dato positivo c’è: l’Istat ha rilevato che fra i giovani le cose stanno cambiando e che tra loro si va facendo strada un maggiore rispetto verso i diritti di tutti. E qualcosa sta cambiando anche nella politica: l’autore ricorda che una spinta di progresso indiscutibile è recentemente arrivata dalle legge sulle coppie di fatto voluta dalla dem, Monica Cirinnà, che ha esteso i diritti delle unioni etero a quelle tra omosessuali.
L’Italia è ancora tra i paesi più omofobi d’Europa?
“I dati non lasciano spazi a fraintendimenti: secondo l’agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, il nostro è il Paese europeo in cui è più intensa la diffusione dell’omofobia in politica insieme alla Lituania. E se si guardano le statistiche sui cittadini le cose vanno persino peggio. Per l’Istat, quattro italiani su dieci ritengono infatti che sia poco o per niente accettabile che un omosessuale faccia l’insegnante di scuola elementare; uno su tre valuta “inappropriato” che svolga l’attività di medico; uno su cinque proverebbe fastidio o disagio alla sola idea di avere un omosessuale come vicino di casa. Il quadro migliora coi più giovani, ma resta ancora tanto da fare, se è vero che solo due ragazzi su tre ritengono “accettabile” una relazione affettiva tra due uomini”.
Filippo Maria Battaglia
Ho molti amici gay
Bollati Boringhieri
Pagine 124, euro 11
Da: LaRepubblica.it