Un ragazzo omosessuale è stato brutalmente picchiato due volte nella stessa notte, e ridotto in gravi condizioni, da cinque persone che ora devono rispondere dell’accusa di tentato omicidio aggravata dall’avere commesso il fatto agendo con crudeltà, consistita nel percuotere la vittima e discriminarla in ragione del suo orientamento sessuale.
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I fatti sarebbero avvenuti la notte dello scorso 10 agosto a Santa Cesarea Terme (Lecce), quando un uomo di 43 anni è stato aggredito da quattro turisti e un giovane salentino, tutti figli di stimati professionisti e studenti o ex studenti della Cattolica di Milano. Due di loro sarebbero estremisti di destra.
Il pubblico ministero della Procura di Lecce, Luigi Mastroniani (del pool fasce deboli) e i carabinieri della stazione di Poggiardo indagano su cinque uomini. Gli ultimi due sarebbero stati militanti di un movimento politico di estrema destra. Sono tutti accusati, in concorso, di avere aggredito per due volte in una notte un uomo di 43 per motivi omofobi: “Frocio, ricchione”, le parole con le quali la vittima sarebbe stata apostrofata prima, durante e dopo l’aggressione. La violenza sarebbe stata brutale: alla vittima sarebbe stato il lobo dell’orecchio sinistro con una forza tale da staccarglielo. Ed a nulla servì l’intervento di un passante interpellato dalla vittima dopo la prima aggressione.
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L’aggressione sarebbe avvenuta dopo la festa in un locale salentino alla quale parteciparono i cinque indagati: uno di loro, troppo ubriaco, se ne sarebbe andato anzitempo per cercare di smaltire la sbornia dormendo un paio d’ore nell’auto parcheggiata, e più tardi sarebbe stato raggiunto dagli altri quattro amici. Da questo punto in poi della nottata esistono due diverse versioni dei fatti: quella degli inquirenti e quella di E.S. l’unico degli indagati disposto a rispondere alle domande del magistrato. Secondo i primi il 43enne sarebbe stato vittima di un pestaggio motivato solo dall’omofobia: dopo essere stato colpito alla testa venne picchiato con calci e pugni violentissimi al volto anche quando era ormai a terra, poi afferrato per un orecchio e sollevato. La vittima riuscì a scappare, ma venne nuovamente raggiunto e picchiato tanto da ridurlo in fin di vita. Secondo E.F., invece, quelle violenze sarebbero state la reazione a un rapporto orale non desiderato praticato all’amico che dormiva in auto. Una versione, quest’ultima, che non avrebbe trovato alcun riscontro e che comunque non potrebbe in alcun modo giustificare il pestaggio praticato al 43enne.