Accese polemiche nella comunità lgbt, ma non solo, dopo le dichiarazioni di Papa Bergoglio, che rispondendo alla domanda di giornalisti sul comportamento che un genitore dovrebbe avere nello scoprire che suo figlio è gay, ha detto: “In quale età si manifesta questa inquietudine del figlio? È importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino che ci sono tante cose da fare con la psichiatria o per vedere come sono le cose. Un’altra cosa è quando si manifesta dopo vent’anni”. Parole accolte con rabbia dalla gran parte della comunità Lgbt, che ha visto nelle parole di Bergolio un riferimento all’omosessualità come malattia.
Sulla questione è intervenuta anche la Società Italiana di Psichiatria, che su Facebook non cita direttamente Bergoglio, ma precisa come, in qualità di Società affiliata, “condivide e fa propri i contenuti del documento del 2016 della World Psychiatric Association sulla ‘Identità di Genere e sull’Orientamento, Attrazione e Comportamento Omosessuale’, ribadendo in particolare che l’omosessualità, conformemente a quanto già definito nel 1992 dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, non può considerarsi una patologia, in quanto variante del normale comportamento sessuale umano, e come tale, non è da considerarsi condizione che necessita di trattamento psichiatrico”.
Il riferimento alle parole del Papa non è, dunque, esplicito, ma risulta evidente.
Per la World Psychiatric Association, infatti, le persone con differenti orientamenti sessuali e identità di genere “possono essere supportate allo scopo di aiutarle a vivere in modo più confortevole, ridurre l’angoscia, affrontare la discriminazione e sviluppare un maggior grado di accettazione”. Principi che tuttavia “si applicano a qualsiasi individuo che sperimenta il disagio relativo ad un aspetto della propria identità”, quindi compresi gli individui eterosessuali ma non esclusivamente essi.
Per la World Psychiatric Association, occorre però fare attenzione, perché “i cosiddetti trattamenti dell’omosessualità” potrebbero addirittura nuocere, creando “un contesto in cui prosperano pregiudizi e discriminazioni”.
In definitiva, la World Psychiatric Association ritiene che “l’orientamento omosessuale di per sé non implichi disfunzioni o disabilità psicologiche” e considera l’attrazione tra persone dello stesso sesso una “normale variante della sessualità umana”, verso cui i trattamenti “non hanno efficaci”. E mette in luce “il danno e gli effetti negativi di tali ‘terapie’”.