Con la morte di Sergio Galeotti “morì una parte di me”. Giorgio Armani racconta così la scomparsa, appena 40enne nel 1985, dell’architetto, poi socio ma soprattutto suo compagno, un uomo amato nella riservatezza, dietro le quinte di una vita scintillante, passata insieme a creare Moda, quella con la M maiuscola.
“Non ho mai parlato di questo” ammette lo stilista, parlando della scoperta del suo orientamento sessuale. La prima esperienza, in effetti, era stata con una ragazza “bruttina” per sua stessa ammissione, ma “fu sotto un capannone sulla spiaggia di Misano Mare, alle 5 del pomeriggio, quando tutti i ragazzi della colonia venivano ricoverati sulla spiaggia per rilassarsi” che il giovane Armani scoprì di provare attrazione per i maschi.
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“Io ero in un gruppo di ragazzi, di bambini, e c’era un responsabile, un giovane uomo, che mi ispirò subito un sentimento d’amore. Non ho ben realizzato questa cosa, non le ho dato seguito. Ma da lì in avanti la mia vita cominciò, in un altro modo”.
Una scoperta che, a quel tempo, quando lo stilista era un adolescente, poteva suscitare come oggi dubbi, incertezze, paure e reazioni anche ben poco comprensive o di accettazione. Ma qui precisa che il primo a non comprendere a pieno quel sentimento, all’inizio, fu proprio lui. “Non ne ero conscio, non capivo cos’era, non facevo differenze tra uomo e donna. Era un’attrazione che sentivo, una cosa bellissima: non vedevi l’ora di stargli vicino, di farmi accarezzare… una grande emozione. Queste cose non le ho mai dette a nessuno. È un ricordo molto emozionante”, racconta al Corsera.
Il legame con Sergio Galeotti:
“Ci siamo conosciuti vicino alla Capannina, in Versilia, dov’ero in vacanza per due giorni. Incrociai Sergio in macchina, mi piacque subito il suo sorriso toscano, e diventammo subito amici. Quando morì Sergio, morì una parte di me. Devo dire che mi complimento un po’ con me stesso, perché ho retto a un dolore fortissimo. Un anno tra un ospedale e l’altro, io per non ferirlo ho continuato a lavorare, gli portavo le foto delle sfilate, negli ultimi tempi vedevo le lacrime ai suoi occhi. Fu un momento estremamente difficile, che ho dovuto superare anche contro l’opinione pubblica. Sentivo dire: Armani non è più lui, sarà sopraffatto dal dolore, non ce la farà da solo. Anche per questo, a chi mi chiedeva una partecipazione nella Giorgio Armani, rispondevo: no, grazie, ce la faccio da solo”.
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Nel 1985, appena 10 anni dopo la fondazione dell’azienda, “quando morì Sergio, morì una parte di me – racconta –. Devo dire che mi complimento un po’ con me stesso, perché ho retto a un dolore fortissimo. “Ho avuto una forza di volontà incredibile, per vincere questo dolore crudele. Un anno di attesa perché Sergio morisse. E tutto accadde in un tempo meraviglioso, quando stavamo cominciando a essere qualcuno, a dare una struttura all’azienda, a essere conosciuti nel mondo. Era il momento in cui prendevo fiducia in me stesso; e mi è arrivata questa tegola sulla testa”. Sergio Galeotti è morto nell’estate del 1985 per complicazioni dovute all’AIDS.
Il legame di oggi con Leo Dell’Orco:
Al fianco di Giorgio Armani, ora, c’è Leo Dell’Orco, suo storico collaboratore, che tuttavia sostiene di non amare. “Sono un po’ indifferente all’amore, perché faccio i conti e dico: è inutile essere innamorato e dare poco spazio al tuo amore, perché lo spazio non ce l’ho. Salvo l’affetto profondo per Leo Dell’Orco, che vive da anni insieme a me, e rappresenta la persona a me più vicina“.
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