Questa intervista a Giorgia è pubblicata sul numero 40 di Vanity Fair in edicola fino al 1º ottobre 2024.
«Ti puoi togliere un attimo, cocca? Come sei bella… E levate però». Un gatto passa e ripassa su di lei. È Mia, uno dei quattro felini che occupano casa. «La mia gatta, Nina, ha partorito cinque cuccioli, una cosa bellissima e poetica – ogni tanto mi guardava e diceva: aiutami! Due li ho dati a mia madre perché, vabbè che sò stata “gattara senza figli” in tempi non sospetti, ma non è che potevo tenerli tutti io…». Giorgia Todrani, in arte Giorgia, è un fiume di parole che segue il suo corso ma a tratti deraglia, e sono le sbandate i momenti migliori.
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Quest’anno ha fatto più tv che musica: prima con Amadeus a Sanremo, poi presentando Il Volo all’Arena di Verona, e ora il talent show. Altre novità? «Ho ripreso l’aereo quest’anno, non volavo da vent’anni. Mi ha convinto mio figlio Samuel, non volevo che la mia paura gli impedisse di fare delle cose che fanno tutti. Mi sono fatta forza, abbiamo volato ed è stato bellissimo».
Era il Sanremo del 1995: l’anno prossimo sono trent’anni dalla sua vittoria con Come saprei. Festeggerà?
«Quella canzone mi ha cambiato la vita. Non ne parlo mai, a volte è capitato con Samuel per metterlo al corrente. Il risultato è che una volta mi ha detto: ma tu hai vinto Sanremo Giovani o Sanremo Vecchi?».
«Sì, il trentennale. Non amo le celebrazioni, passo per una che non vuole mai fare niente – vagli a spiegà l’aspirapolvere – ma ci sarà una grande festa a metà 2025».
E nuova musica?
«Con una nuova squadra, e a ottobre uscirà un singolo. Sto lavorando con Slait che collabora con questi che mi piacciono: ThaSup, Lazza, Mara Sattei… Ed è stato interessante tornare in studio e cantare con qualcuno dall’altra parte, negli ultimi anni mi ero un po’ chiusa».
Poi la cantante parla delle famiglie:
«Per me è normale dire che la famiglia la fa l’amore, perché mi devo sentire minacciata se il mio vicino ama un uomo o una donna? Si dovrebbe insistere sul rispetto reciproco, almeno su scelte così intime e personali. Non si allarga lo sguardo abbastanza, anche per le questioni di pelle… Invece si alimenta la paura e la paura porta a pensieri non utili, mentre abbiamo cose molto urgenti da fare. Stanno morendo il mare, le piante, e noi».
Quando lo voleva fare Berlusconi lei già si diceva contraria al Ponte sullo Stretto.
«Vede quanto sono rock’n’roll? Ho il nome della presidente del Consiglio, parlavo già del Ponte 15 anni fa, prima di Salvini… Mi trovi un artista che si è esposto così, e quando Berlusconi era forte. Proprio una deficiente sono stata, ho sempre espresso opinioni su cose scomode. Ma è più forte di me: mi sono tolta dei sassolini e ho pagato, perché in qualche modo ti classificano dall’altra parte».
Si è mai schierata?
«No, ma ho sempre apprezzato alcune persone. Certo, sono cresciuta con dei valori che non sono quelli della destra, e mio nonno era democristiano».
È nota la sua simpatia per Beppe Grillo.
«Li avevo pure votati, ci credevo, invece abbiamo preso certi pali in fronte… Ma mi è piaciuto anche tanto Bertinotti. Il problema è che, invece di parlare di idee, ci si divide per l’appartenenza alla casacca. È un peccato».
Qual è l’ultimo pensiero della sua giornata?
«Faccio brutti pensieri. Sono in una fase in cui un pezzo di vita è andato, e mi chiedo: ma uno si accorge quando fa una cosa per l’ultima volta, quando vede un film per l’ultima volta, sente una canzone per l’ultima volta?».
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Questa intervista a Giorgia è pubblicata sul numero 40 di Vanity Fair in edicola fino al 1º ottobre 2024.