Lui le aveva proposta di sedersi a un tavolo e parlare di adozione. Nello specifico quella che aveva fatto lui cinque anni fa, con la piccola Alba, una bambina affetta da sindrome di Down, che era stata lasciata in ospedale appena nata e che, prima di arrivare da Trapanese, era stata rifiutata da trenta coppie (la storia è raccontata nel libro Nata per te – Storia di Alba raccontata fra noi (Einaudi).
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«In Italia genitori single possono adottare solo bimbi disabili, ma non quelli normali. È assurdo. Vieni a trovarci, vedrai che siamo una famiglia come tutte le altre. Ti facciamo anche la pizza», le aveva scritto. Trapanese, assessore al Welfare e alle Politiche Sociale del Comune di Napoli nella giunta del sindaco Gaetano Manfredi, ha usato toni distensivi, scrivendole, via social: «Vieni anche con tua figlia Ginevra».
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Giorgia Meloni ha prima accettato l’invito con un post sul suo profilo Facebook ufficiale: «Ciao Luca. Ti rispondo volentieri perché, al netto della differente appartenenza politica, ammiro la tua storia e tifo per te ed Alba. Da quello che ho letto e dai tuoi occhi, sono convinta che stai offrendo a tua figlia tutto il tuo amore. Accetto con piacere l’invito a cena, anche da parte di Ginevra, che si divertirebbe un mondo a giocare con Alba e a mangiare la vostra pizza “leggendaria”.
Dopodiché ha cercato a rispondere al quesito che poneva Trapanese, che era, in sintesi: «Perché in Italia i single possono adottare solo bambini con disabilità?». Meloni ha scritto: «Chi ha il compito di scrivere le leggi commetterebbe un errore se non considerasse alcuni princìpi. La norma non è mai dettata per singoli individui, ma per un numero indeterminato di persone che si trovano in una stessa situazione. Lo dico per prevenire una tua possibile obiezione: “Quante coppie etero sarebbero genitori peggiori di una coppia omosessuale o un single?”. Non saprei darti un numero, ma ce ne sarebbero e ce ne sono. Ciò non toglie che per un bambino essere cresciuto e amato da un papà e una mamma è meglio che esserlo da uno solo dei 2. Non conosco nessuno che rinuncerebbe a uno dei propri genitori. Io non ho avuto la possibilità di scegliere e ho dovuto farci i conti per tutta la vita».
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E ancora: «La norma deve anzitutto porsi dalla parte del soggetto più fragile, difenderlo e garantirgli condizioni di vita migliori possibili. Detto ciò, è chiaro che un single o una coppia omosessuale sarebbero meglio di una casa-famiglia. Ed è giusto che la legge consenta a te e Alba di essere famiglia. Poiché si pone sempre dalla parte del soggetto più fragile. E quindi ammette che in situazioni particolari come la vostra vi possa essere un’adozione a tutti gli effetti».
Tuttavia la risposta di Meloni non coglie il punto di Trapanese, che scriveva: «È un’idiozia che per un bimbo disabile sia sufficiente un solo genitore e per gli altri ce ne vogliano due sposati». Ossia: se si parte dal presupposto che ci si pone dalla parte del soggetto più fragile, quindi del bambino, e se è meglio avere due genitori anziché uno, perché per un bambino con disabilità basta un solo genitore? Non significa questo considerare i bambini con disabilità «di serie B» e anche i genitori single, omosessuali o non sposati «di serie B»? E, in generale, se il principio è il maggiore interesse del minore, non è meglio aprire l’adozione anche ai single e alle coppie non sposate invece della «casa-famiglia», come dice Meloni stessa?