Nell’anno dell’edizione del decennale, il festival di approfondimento tematiche Lgbt+ con la direzione artistica di Luigi Tabita lavora sul territorio promuovendo il valore e la forza delle parole
Il valore delle parole, capaci di costruire e allo stesso tempo abbattere muri e barriere, è da sempre al centro del grande progetto che il Giacinto festival – nature lgbt+, con la direzione artistica dell’attore e attivista Luigi Tabita, porta avanti sin dalla prima edizione. Un valore che, assieme all’attenzione continua verso la tutela dei diritti di tuttə e la lotta contro i pregiudizi, viene sottolineato non solo durante la due giorni del festival annuale che dal 2015 colora di arcobaleno la città di Noto, ma anche durante le varie iniziative sul territorio di cui Giacinto festival – nature lgbt+ è promotore.
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E nell’anno del decennale – la decima edizione di Giacinto festival – nature lgbt+ si svolgerà quest’anno il 20 e 21 agosto– la valorizzazione della parola, come scudo e come arma di “lotta e testimonianza”, tema di questa decima edizione, per affermare la propria presenza e rivendicare il diritto a esserci come individui e come comunità, è stata al centro di tante iniziative avviate in questi mesi sul territorio. Iniziative che hanno coinvolto le scuole con corsi di educazione alle differenze, e iniziative promosse in collaborazione con gli ordini professionali, come ad esempio il corso deontologico LGBT+ e narrazioni. Come raccontare le persone dalla giusta prospettiva, organizzato con l’ordine dei Giornalisti di Sicilia per imparare a scegliere quali siano le parole giuste da usare per poter meglio e correttamente raccontare la comunità lgbt+, evitando l’hate speech e maneggiando con cura i termini che riguardano tutte le questioni di genere.
Un focus sull’uso corretto delle parole che rientra nella promozione della cultura del rispetto di tutte le identità che Giacinto festival – nature lgbt+ continua a perseguire nel modo che gli è più congeniale “proponendo dialogo e informando” sempre nella convinzione che quella sui diritti non è una “battaglia lgbt+” ma una battaglia di tuttə, perché un Paese dove alcune persone sono discriminate, non è un paese civile e sicuro.