I docenti dell’università di Perugia avevano elaborato un particolare questionario per “indagare” su omofobia, bullismo e razzismo tra gli adolescenti dell’Umbria.
Il progetto, però, è stato bloccato dopo che associazioni cattoliche e dal senatore leghista Simone Pillon, già promotore del Family day, che lo hanno bollato come “questionario gender” e come un tentativo di determinare l’orientamento sessuale dei ragazzi.
La questione è divenuta subito un caso politico tanto che è intervenuto anche il ministro della Pubblica istruzione Marco Bussetti che, in un intervista rilasciata al “Corriere dell’Umbria” ha dichiarato: “Li abbiamo bloccati, abbiamo chiesto di rivederne la formulazione. Stando ai numeri le scuole lo hanno rifiutato”.
Tutto è nato da un formulario elaborato dal dipartimento di scienze sociali dell’Università di Perugia, su commissione della Regione Umbria, che prevedeva di interpellare un campione di studenti di alcune scuole, con in particolare due segmenti di età che avrebbero dovuto includere gli studenti di terza media e quelli del quarto anno delle superiori.
L’obiettivo degli organizzatori era quello di monitorare l’atteggiamento dei ragazzi su alcuni temi sensibili. “Gli uomini sono incompleti senza le donne?”, “se fossi genitore accetteresti un figlio omosessuale?”, “sei stato insultato da altri studenti?”, “come definiresti il tuo orientamento sessuale?” sono solo alcune domande nel mirino dei contestatori.
E’ proprio su quest’ultimo quesito che si concentrano le polemiche, con Lega e Fratelli d’Italia in prima fila nella battaglia. Il senatore Pillon rincara la dose: “Con la foglia di fico della presunta omofobia il questionario sembra voler in realtà sdoganare uno stile di sessualità fluida. E’ pericoloso per i minori e deve essere ritirato. Sarà nostra cura capire quanti fondi pubblici siano stati impegnati in questa scandalosa vicenda”.
Il professor Federico Batini, curatore del sondaggio, è di tutt’altro avviso: “La distribuzione dei questionari non era nemmeno iniziata. L’adesione al sondaggio era su base volontaria, l’iniziativa era stata illustrata in diverse scuole e agli organismi collegiali di cui fanno parte anche le famiglie. La ricerca era stata inoltre presentata nel corso di una iniziativa pubblica alla quale avevano preso parte 200 persone. Di che imposizione e orientamento stiamo dunque parlando?”.
“Se dobbiamo accettare questo genere di interferenza, che fine fanno l’autonomia della ricerca scientifica e l’autonomia delle singole scuole?” ha concluso il professore.